Se la cricca difende il boss della sanità privata

16 Lug 2010

All’interpellanza urgente presentata da 37 deputati risponde Giacomo Caliendo. Come mai l’inchiesta che riguarda un caso di sanità privata non decolla? Perché il capo degli ispettori del ministero della Giustizia non avvia le verifiche? “Le irregolarità sono solo presunte”, dice il sottosegretario di Alfano. Quel che è certo è che i personaggi sono quelli della “cricca”

Se non fosse tutto vero, saremmo alla farsa, ma in qualche modo anche una scandalosa farsa purtroppo si è consumata. Dunque l’onorevole Amedeo Laboccetta (ex finiano ora conquistato alla causa berlusconiana), denuncia nell’aula della Camera le presunte lungaggini del procedimento penale a carico di Giampaolo Angelucci & soci (alcuni dei quali erano stati arrestati, e poi rimessi in libertà provvisoria) accusati di colossali ruberie, per decine e decine di milioni, ai danni del Servizio sanitario nazionale: fatturazione di prestazioni terapeutiche presso la clinica San Raffaele di Velletri in realtà sovrastimate, spesso non autorizzate, e in molti casi addirittura mai eseguite. La clinica fa parte del gruppo Tosinvest fondato dal padre di Giampaolo Angelucci, Antonio, ex esponente di An ed ora deputato del Pdl. La Tosinvest controlla a Roma e nel Lazio una parte rilevante della sanità privata.

Comincia ad esser chiaro, allora, perché Laboccetta (e con lui altri trentasette deputati, tra cui il capogruppo Fabrizio Cicchitto) ha steso e illustrato una interpellanza urgente sul caso? Ma, a parte la dimostrazione che la famiglia Angelucci è in grado di mobilitare un così imponente e solidale schieramento parlamentare in sua difesa, a parte questo ecco la ciliegina sulla torta: la richiesta finale che, di fronte al presunto passo di lumaca dell’inchiesta, sia disposta un’ispezione ministeriale presso gli uffici giudiziari di Velletri. E chi è il capo degli ispettori del ministero della Giustizia? E’ quell’Arcibaldo Miller coinvolto sino ai capelli nell’inchiesta sulla P3: il magistrato che – come hanno rivelato le intercettazioni che tutti hanno potuto leggere in questi giorni – suggeriva alla cricca le mosse per rendere possibile un’ispezione presso la Procura di Milano in difesa degli interessi del candidato-governatore Formigoni. Insomma, l’ononrevole Laboccetta non ha sbagliato indirizzo e richiesta: una bella ispezione che metta con le spalle al muro quei “comunisti” che perseguitano gli Angelucci e la loro Tosinvest, una poderosa macchina macina soldi sulle spalle della sanità pubblica grazie a generose convenzioni.

A questo punto toccava al governo dire la sua. Il guardasigilli Alfano ha evitato di rispondere, delegando all’imbarazzante compito un suo sottosegretario. Chi? Altra stupefacente sorpresa: a rispondere è Giacomo Caliendo, l’uomo che, con Carboni ed altri “sfigati”, aveva brigato per influenzare alcuni giudici della Corte costituzionale e convincerli a non dichiarare incostituzionale (come invece avvenne) il famoso lodo Alfano, lo scudo per parare Berlusconi dai tanti procedimenti penali a suo carico. Ma evidentemente Caliendo aveva avuto ferree disposizioni di non avallare sino in fondo le pretese avanzate per conto degli Angelucci. Le irregolarità addebitabili ai magistrati? “Presunte”. Mancato rispetto dei termini di durata delle indagini preliminari? Sospetto “adombrato”. Certo, sono state chieste informazioni prima di rispondere, e “l’ufficio requirente ha evidenziato l’impossibilità, allo stato, di formulare le proprie conclusioni essendo in attesa degli esiti delle consulenze disposte, e ravvisando comunque l’opportunità di procedere unitariamente rispetto ai fatti successivamente contestati”, vale a dire accusa che aggravano ancora la posizione degli inquisiti. Comunque, quando l’inchiesta sarà chiusa, “il ministro della Giustizia compirà le necessarie valutazioni e potrà assumere ogni determinazione di sua competenza”.

Insomma, niente ispezione da Roma, a Velletri i magistrati possono continuare a lavorare in santa pace. Figuratevi la replica di Laboccetta. “Con molta sincerità resto meravigliato e non certo soddisfatto della risposta, figlia di un comportamento opaco di un giudice scorretto che compie un lavoro molto perverso e pericoloso”. Di più: quello che è in atto a Velletri “è un comportamento illegittimo e illegale”. Ergo, “ci sono tutti i presupposti per una immediata ispezione, e spero che il ministro Alfano la disponga ad horas”. Perché “se non facciamo ispezioni su casi del genere, quando le facciamo?”. Ecco, quel “facciamo” è tutto un programma: quasi quasi vorrebbe farla lui, Laboccetta, l’ispezione….

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