Alla vigilia dello sciopero dell’informazione, il Presidente del Consiglio si spende in prima persona in difesa del ddl Alfano, ribattezzato Legge Bavaglio. “Ero e resto convinto che si tratti di una legge sacrosanta che ricalca un altro disegno di legge approvato con una maggioranza bulgara nel 2007 quando al governo c’era la sinistra”. Poi aggiunge: “Nessuno allora parlò di legge bavaglio, di oltraggio alla libertà e alla democrazia, ma per la sinistra democrazia e libertà esistono solo quando al governo ci sono loro”.
Il ddl Alfano è figlio della legge Mastella, proposta dal centrosinistra e votata alla Camera nel 2007 da tutti i partiti, con soli 9 astenuti o non partecipanti al voto (Giulietti, Grillini, Nicchi, Cannavò, Zaccaria, Carra, De Zulueta, Poletti e Caldarola) e nessun contrario su 630. Una legge, quella di Mastella, che già non ci piaceva e contro la quale LeG aveva mostrato tutto il suo dissenso. La Mastella era addirittura ancora peggio dell’ultima versione dell’Alfano: vietato pubblicare, anche parzialmente o per riassunto, tutti gli atti di indagine anche se non più coperti da segreto, fino al processo (con questa è possibile riassere gli atti, almeno, a patto di non citare le intercettazioni); per i cronisti, galera fino a 30 giorni o multe fino a 100 mila euro; quanto agli atti del fascicolo del pm, top secret addirittura fino alla sentenza d’appello.
L’allergia alla libertà di stampa in Italia non risparmia né Destra, né Sinistra.
LeG, il 9 luglio, sciopera. Il sito non sarà aggiornato. Un giorno senza parole e senza notizie per capire che danni farà il Ddl Alfano contro le intercettazioni.E siccome i giornali vicini al Presidente del Consiglio e quelli di proprietà della sua famiglia saranno in edicola, e riporteranno con grandi titoli le dichiarazioni che Silvio Berlusconi va facendo sicuro di non avere argini, sarà tanto più evidente il danno.
La giornata di silenzio proclamata dalla Fnsi per il 9 luglio è sostanzialmente questo: più che uno sciopero, un’azione dimostrativa che vale quanto una pagina bianca di quotidiano o un numero speciale sul tema.
Sciopero superfluo, esistono metodi più efficaci
Lo sciopero della stampa contro la legge-bavaglio è dimostrativo; dunque si rivolge, in maniera più eloquente, o rumorosa, a chi già condivide, o avversa, la causa: è superfluo.
E’ tempo che la Fnsi e, in questo caso gli editori, trovino altri modi per difendere la libertà di stampa, e di indagine, in Italia.
Chiederei che si cominci a fare giornalismo più libero dagli interessi extraeditoriali degli editori, più severo verso tutti i parassitismi nazionali, quelli dei politici in primis, pagine meno brodose e mielose e più leggibili. E chiedo che si dica chel che devono dire e fare a quei buoni a nulla della sinistra, o complici della destra.
Il giornalismo da solo non può incidere in nulla, ma se la politica adempisse ai suoi compiti, giornalismo e partiti smuoverebbero l’opinione pubblica e salverebbero il salvabile.
Ma al momento che fare? Per esempio chiedere un “pronunciamiento” sotto forma di editoriale a tutti i direttori, come già avvenuto in tv internettiana, ma non per iscritto, oppure che tutti i giornali pubblichino come fondo l’articolo di protesta del sindacato dei giornalisti.
Oggi è tardi, è speiabile che anche i giornalisti facciano tesoro, non dei loro errori, ma di certi metodi espressivi inefficaci per la bisogna?
nb: Lo scrivente è giornalista professionista
Lo sciopero di domani potrebbe avere un effetto negativo, cioè un “Aventino”, una assenza più che una protesta. Proporrei che la lotta contro questa legge, e a tutto quello che è legato a tale legge (la cultura della illegalità ecc.), fosse quella di un nuovo giornalismo più impegnato socialmente e più in ascolto della voce di chi non ha voce, cioè noi lettori.
Come dice giustamente Camilleri,l’antifascismo in Italia è stato sempre minoritario e perciò perdente.
Se questa è la realtà,confermata d’altronde dalla formazione morale contraddittoria da cui è condizionata la maggioranza dell’italica gente (è sufficiente ricordare il peso secolare esercitato dal regime “monarchico” cattolico su intere regioni della penisola e quanto esso influisca ancora oggi sull’educazione civica delle masse), appare difficile che la medesima non resti affascinata da un qualunque Giustiniano,o Fernandel (sic !) si affacci sul suo orizzonte politico precario.
Se è vero, come si legge, che il 70% circa di italiani s’informa esclusivamente sulla TV, la vedo nera e senza speranza. Qualunque misfatto denunci, qualunque inchiesta pubblichi, la stampa di opinione e di opposizione potrà incidere sul 20% degli italiani (del restante il 5% non si informa e il 5% legge giornali governativi) in regresso visto che l’unico quotidiano che aumenti le tirature è quello dell famiglia Berlusconi. E anche lo sciopero della stampa come qualunque altra azione, peraltro obbligata, la vedo come naufrago che si dibatte nell’oceano o meglio nel golfo del
Messico: inutile ininfluente. Finchè il potere avrà il controllo dell’informazione più penetrante e invasiva, la democrazia sarà monca e la situazione bloccata. Difficile coltivare speranze di cambiamenti e di un futuro migliore. E il teatrino della casta (pare si torni alla politica dei 2 forni con Casini al posto di Craxi) continua le sue rappresentazioni sulla pelle e sui diritti della SOCIETà CIVILE consapevole e rabbiosamente impotente e sulla “società civile” inconsapevole e felicemente complice, nonostante tutto.
Come uscirne?
Svolgimento….
Paolo Barbieri