Fini: “La libertà di stampa non è mai sufficiente”

06 Lug 2010

Il presidente della Camera alla presentazione della Relazione sull’Agcom: “Un grande Paese democratico ha bisogno di un’informazione forte, libera ed autorevole”. Calabrò: “Svincolare la Rai dalle pressioni dei partiti, serve una nuova governance”.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini: “In un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente”. E il presidente dell’Autority per le comunicazioni, Corrado Calabrò: “La libertà d’informazione va difesa da ogni tentativo di compressione”. Due voci, tra le più autorevoli, intervengono con severità nel dibattito politico in corso sulla proposta del governo sulle intercettazioni che ha mobilitato, con i giornalisti (che attuano venerdi una giornata di silenzio totale), tanta parte dell’opinione pubblica.

L’occasione è stata data dalla presentazione al Parlamento della relazione annuale dell’Agcom. Prima che Calabrò illustrasse il documento è intervenuto Fini il quale, in coerenza con l’iniziativa che sulla legge-bavaglio lo vede in duro contrasto con il presidente del Consiglio, ha sottolineato che “un grande paese democratico ha bisogno di una informazione forte, libera e autorevole” poi insistendo che la libertà di stampa “non è mai sufficiente”. Assai polemico anche con i tagli all’editoria prospettati dal governo. Bisogna, ha detto, ”introdurre nell’ordinamento ulteriori norme che tutelino l’accesso ai mezzi dell’informazione”. “In Italia non abbiamo bisogno di politiche di drastici tagli all’editoria ma, semmai, di un accorto lavoro che selezioni gli strumenti più appropriati di sostegno pubblico e bandisca ogni forma di intervento clientelare”, ha aggiunto il presidente della Camera ricordando come i dati Istat “certificano che in Italia prospera e cresce un esercito di quasi venti milioni di non lettori” e che “quando si tratta di scegliere per chi votare, gli italiani si informano principalmente attraverso i tg per il 69% mentre ai quotidiani si rivolge solo il 25%”.

Altrettanto esplicito nel contestare le scelte del governo è stato subito dopo il presidente dell’Autority: “La libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette e va difesa da ogni tentativo di compressione”. Calabrò ha ricordato che il Trattato di Lisbona pone il pluralismo dell’informazione alla base dei “principi fondanti dell’Unione europea”. Il presidente dell’Agcom ha sollecitato poi regole comuni, per Rai ed emittanti private, sulla comunicazione politica: “Sistemi diversi (come quelli con cui è stata condotta la recente campagna elettorale per le regionali, ndr) danno adito a sfasature e distorsioni”. Ancora, Calabrò è tornato a battere sulla necessità di liberare la gestione della Rai dai partiti. “La Rai – ha detto – Non ha le risorse sufficienti per migliorare la rete di trasmissioni, per investire nell’alta definizione e nella televisione su internet svolgendo quel ruolo di pivot delle nuove tecnologie segnato dalle linee guida” fissate dall’Autority. Da qui una energica sollecitazione: “Si liberino quindi gli elementi imprenditoriali con un assetto diverso della governance, svincolato dai partiti, che valorizzi la capacità gestionale e decisionale (con le correlative responsabilità); si chiarisca e si renda più trasparente ed accountable agli utenti il ruolo della tv pubblica”.

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