La vera lotta comincia adesso

01 Lug 2010

Sul palco di piazza Navona per ricordare la tradizione di libertà e indipendenza del giornalismo italiano. Chi tradisce il compito di informare macchia questa nobile storia. Ci aspettano tempi di disobbedienza e ricorsi.

La testimonianza di Libertà e Giustizia in questa giornata di manifestazioni contro la legge Bavaglio è doppia, una dell’associazione, l’altra, se mi permettete,  mia personale, breve ma credo significativa. Da questa comincio: vi parlo infatti da giornalista praticante nel dicembre del ’69: il giorno di Piazza Fontana. Quel giorno, attorno al tavolo del Mondo che rinasceva a Firenze, c’era Arrigo Benedetti, un grandissimo giornalista e direttore di giornale. Ci guardò tutti, noi “ragazzi” e disse sereno: “non sono stati gli anarchici, andate e scrivete”.

“Scrivete” erano state le ultime volontà di Giovanni Amendola ai redattori del suo “Mondo” poco prima della bastonate e della sua tragica fine. Vai e scrivi: mi dicevano Lamberto Sechi o Giorgio Fattori quando raccontavo il terrorismo di Stato, il terrorismo nero o rosso. Vai e scrivi mi diceva Eugenio Scalfari quando ottenevo di dedicare ogni giorno una mezza pagina di Repubblica alla P2, a Sindona, a Roberto Calvi o Licio Gelli o ai politici mafiosi che spadroneggiavano nei Parlamenti della Prima Repubblica.

Sono, a tutti gli effetti, una di quelle che alcuni chiamavano “dietrologa”, solo perché cercavamo di andare oltre le verità ufficiali, e qualche volta ci riuscivamo. Sono una sorta di “vecchia  zia”, così mi chiamano i più giovani, che oggi raccontano e scrivono e girano mezza Italia parlando ai cittadini. Sono bravissimi e coraggiosi e dobbiamo a loro gratitudine. Non dobbiamo mai lasciarli soli, quando sono attaccati per il lavoro che fanno.

Quei nomi, quei direttori per dirvi che noi giornalisti italiani veniamo da una storia molto bella di libertà e di dovere di informare. Abbiamo le spalle larghe, una tradizione di scelte coraggiose, di vera e propria resistenza, contro ogni conformismo, ogni pensiero unico, ogni tentativo di addomesticarci. Per questo invece chi oggi tradisce il compito di informare e si adegua alla verità di Stato, lo fa sapendo di macchiare una storia nobile, e questo è tanto più grave. Ci aspettano giorni molto difficili, regime che sfasciandosi impone forzature golpiste.

Ed eccomi a Libertà a Giustizia: non accetteremo sul nostro sito di rispettare questa legge. Mi ha pregato di dirvi Gustavo Zagrebelsky che “Ora è il momento di mobilitare il diritto contro la prova di forza dei numeri, messa per scritto in forma di legge”. Questo è il suo messaggio e insieme a lui anche Valerio Onida mi autorizzano a dirvi che loro ci saranno, se serviranno pareri e consigli, collegi di difesa e via dicendo.  Se sarà necessario, come crediamo, di preparare un futuro di disobbedienza e di ricforsi.
I due presidenti emeriti della Corte ci dicono che non è più il tempo del puro lamento.

Invitano tutti coloro che non vogliono questa legge elettorale a firmare l’appello sul sito di LeG affinché non si torni mai più alle urne con il Porcellum.

Non ci faremo spegnere, dai mafiosi e corrotti che odiano la Costituzione. Perché, come disse ancora Giovanni Amendola, “nulla si costruisce sulla menzogna”.

E noi siamo tutti costruttori di Libertà e di Giustizia, al servizio della verità.

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