Non è una questione ideologica, è una questione di diritto

Non è una questione ideologica, è una questione di diritto
Ogni tanto il lessico populista riceve un regalo da persone insospettabili e rispettabili. Molte persone per bene sono solite affermare: quello che dico non è di destra né di sinistra. E’ semplice giustizia. Buonsenso. Ragionevolezza. Misericordia.
Di recente lo ha ripetuto Saviano “ Sono un cittadino… ha scritto al Primo Ministro- ritiri la legge sul processo breve e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto…Non è una questione di destra o di sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto…..”
Di Saviano ammiriamo, oltreché la gioventù, la dignità civile. E con lui condividiamo il rispetto devoto per la parola, la verità e la bellezza. Non condividiamo il pregiudizio contro i comunisti che gli fa dimenticare gli sforzi immensi, i sacrifici e le persecuzioni cui si sono e sono stati sottoposti. Al punto da fargli dire che Garcia Lorca fu ucciso dai fascisti perché era scrittore e omosessuale: e questo Saviano lo ha giustamente ricordato. Ma fu ucciso anche perché era comunista.
In un libretto più fortunato che meritevole, Norberto Bobbio liquidava in qualche modo la differenza tra destra e sinistra, giudicandole estremismi sovrapponibili, quando fossero estremismi; e distinzioni pretestuose quando non si presentassero nella loro forma estrema. Bobbio sembrava concludere che tra le due alternative sarebbe meglio la paludosa posizione di mezzo. Chi non accettasse e condividesse questa posizione sarebbe irrimediabilmente fazioso.
Hanno davvero ragione, Bobbio e Saviano?
Prendiamola da lontano. Dal Libertè, Egalité, Fraternité di rivoluzionaria memoria. Rivoluzionaria, appunto. Perché al di là delle divergenti interpretazioni che dell’invocazione danno i fautori suoi, non sfugge che il senso universale di quell’invocazione è proprio ciò che divide i suoi pur rissosi sostenitori dai loro avversari e detrattori: in altre parole la sinistra dalla destra.
E questo vale per tutti i termini della questione: non è corrispondente al vero che esista una destra più incline alla libertà e una sinistra più incline all’uguaglianza, l’una e l’altra preferenza agendo a scapito dell’altro termine, libertà a scapito dell’uguaglianza, e viceversa: e risultando entrambe le fazioni, come ovvio, in contrasto col principio di fraternità, perlomeno quella reciproca.
La distinzione si crea tra chi si batte, o si spende, per una realizzazione dei tre principi nella loro forma universale e chi cerca e trova cavilli ed eccezioni sui quali costruire privilegi e sopraffazioni. In altre parole tra sinistra e destra.
L’equivoco riguarda anche Saviano quando afferma” Non è una questione di destra o di sinistra… e una questione di diritto”. Con ciò ripercorrendo la pur onorevolissima strada di Bobbio.
Perché è proprio su questo che si distinguono e correttamente dovrebbero dividersi sinistra e destra.
Sul diritto. Sulla giustizia. Sull’accoglienza. Sulla misericordia. Sulla compassione. Sull’equità sociale. Sul buonsenso. Sul profitto. Sulla speculazione. Sul pagamento delle tasse.
Destra e sinistra sono queste, con in mezzo la palude petulante degli ipocriti e dei non so, in genere più pronta a seguire le illusioni dalla destra che le fatiche della sinistra.
Pensare che nell’epoca dell’ignoranza diffusa e vanitosa la distinzione e la baruffa avvengano per cavillose dispute tra materialismo dialettico ed idealismo è una fantasiosa utopia. O piuttosto un’asinata.
Le discussioni e le contrapposizioni avvengono, quando non si riesce ad affogarle nella palude, sulle cose concrete. Quelle che citavamo sopra, e sarebbe ora che la sinistra tornasse a rendersene conto assumendosene onere e responsabilità.
Quegli scrittori, nè di destra nè di sinistra, che parlano di diritto, di mafia o di camorra, Berlusconi & C. li strozzerebero: tanto per fargli capire dove sta la destra, dove sta la sinistra.

1 commento

  • FARE LE RIFORME
    Quasi ogni giorno da anni ascolto questa frase in televisione, oppure la leggo su qualche giornale. Alla frase spesso non segue l’intento dichiarato, come se tutti conoscessero implicitamente già che si intende per fare le riforme e soltanto io no. Mi piacerebbe sapere se l’inquietudine che mi assale nell’imbattermi in questa frase sia un mio problema. Qualche volta si accenna all’oggetto delle riforme:la Costituzione, che costituisce – pare – un intralcio alla solerte infaticabile azione che urge nel proposito, e ancora una volta io mi chiedo perchè mi sento irritabile. Essendo di sinistra, questo vasto oceano disseminato di arcipelaghi terre sommerse ed emerse, provo un senso di smarrimento, di ansia.Sarà che non esistono più le mezze stagioni e che sono meteoropatica.

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