Contro questo governo, il testamento di Calamandrei

18 Giu 2010

Non sapendo come uscire dalla crisi, il governo Berlusconi vuole distruggere la nostra Costituzione, questa volta partendo dalla prima parte, quella dei diritti sacri e fondamentali. Noi non glielo consentiremo, anche a costo di raccogliere le firme per un altro referendum, se la lezione del 2006 non è bastata.

Basta, basta, basta. Non sapendo come uscire dalla crisi, il governo Berlusconi vuole distruggere la nostra Costituzione, questa volta partendo dalla prima parte, quella dei diritti sacri e fondamentali.

Noi non glielo consentiremo, anche a costo di raccogliere le firme per un altro referendum, se la lezione del 2006 non è bastata. Il Consiglio dei ministri ha inserito all’ordine del giorno questa integrazione: “AVVIO DELL’ESAME del disegno di legge sulla segnalazione di avvio attività, nonché del DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE recante modifiche agli articoli 41 e 118, comma quarto, della Costituzione.

A tutti, governo, parlamento, istituzioni, Libertà e Giustizia ricorda Il Testamento di Piero Calamandrei, ultimo scritto pubblicato nell’ottobre del ’56 sulla rivista Il Ponte. In esso, Calamandrei definiva lucidamente i poteri del governo, del parlamento e le garanzie affidate alla Corte costituzionale e al Presidente della Repubblica. Il Testamento di Calamandrei è il nostro Verbo.

La nostra Costituzione è programmatica, cioè contenente un vero e proprio programma di trasformazione sociale della società, i cui capisaldi sono quelli del diritto al lavoro, della effettiva partecipazione dei lavoratori al governo, del diritto al salario. Questo programma è un proposito di riforme: il governo deve seguire l’indirizzo politico che porta a queste riforme. Vi è dunque una doppia serie di vincoli: non può fare contro la Costituzione; deve fare secondo la Costituzione: deve legiferare e governare.

A garanzia di queste limitazioni ci sono due organi: la Corte costituzionale, che ha il potere di annullare le leggi contrarie; il presidente che ha il potere di garantire la continuità costituzionale: in tre modi: rifiutandosi di firmare i progetti di legge, rimandando le leggi contrarie, rifiutandosi di promulgarle“.

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