Cota lascia. Ma la Lega rifiuta il sostituto: è indagato

17 Giu 2010

L’ex deputato leghista lascia il doppio incarico con un ritardo di cento giorni. Ma chi gli subentra non piace al Carroccio perché coinvolto in una brutta vicenda giudiziaria. Dovrà iscriversi al gruppo misto.

Il neopresidente leghista della Regione Piemonte, Roberto Cota, si è finalmente dimesso – con cento giorni di ritardo – dalla Camera dei Deputati. I due incarichi erano incompatibili sin dal primo momento per precisa disposizione costituzionale. Gli è subentrato un altro leghista, Maurizio Grassano. Ma tempo mezz’ora dall’annuncio (da parte del presidente di turno dell’asssemblea, Rocco Buttiglione) delle dimissioni di Cota e del subentro di Grassano, il capogruppo dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, ha annunciato che il nuovo deputato non è stato accolto nel gruppo. Grassano dovrà dunque iscriversi al gruppo misto, e quello della Lega scende da 60 a 59 componenti.

Perché Grassano “rifiutato”? C’è un dato di fatto, giudiziario; e c’è un dato politico, ancor più rilevante. Partiamo dalla vicenda penale in cui è coinvolto il neodeputato, nei cui confronti è aperto un procedimento per truffa aggravata e falso ai danni del comune di Alessandria, di cui Maurizio Grassano era addirittura il presidente del consiglio municipale. Per questo era stato anche arrestato, nel settembre dell’anno scorso, e poi posto ai domiciliari dalla Guardia di finanza con una terza accusa: di aver tentato di inquinare le prove della vicenda giudiziaria per cui era indagato. Di conseguenza la Lega lo aveva già sospeso da tutti gli incarichi. Ma intanto non solo era stato candidato alle politiche di due anni fa, ma era risultato il primo dei non eletti. Automatico perciò il suo subentro a Cota. Altrettanto immediato il rifiuto del gruppo parlamentare del Carroccio di accoglierlo.

Ma c’è anche, nella decisione della Lega di non accogliere nel gruppo Maurizio Grassano, un evidente risvolto politico. Come dire: noi leghisti, a differenza di un nostro potente alleato, non vogliamo avere nulla a che fare con parlamentari inquisiti, tanto più se coinvolti in vicende penali che riguardano malversazioni nelle amministrazioni pubbliche.

Detto questo, resta in sospeso la sorte di Cota, il che tra l’altro spiegherebbe il ritardo (non più sopportabile) delle dimissioni da deputato. Gli è che il 1. di luglio il Tar del Piemonte dovrà esprimersi sul ricorso della presidente uscente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, che ha contestato – con elementi di indubbia rilevanza – l’elezione di Cota a “governatore”. Risultato: se il Tar, come sono in molti a ritenere, desse ragione a Bresso, Cota si ritroverebbe destituito anche dalla regione…

P.S. Se Cota ha rispettato, pur con tanto ritardo, una precisa disposizione circa l’inammissibilità della doppia carica regionale e nazionale (l’unica sancita in Costituzione, purtroppo, e questo a vantaggio di diecine di deputati e senatori Pdl che rivestono anche le cariche di sindaco di grandi città e di presidente di provincia); se Cota dunque si è dimesso non lo ha ancora imitato il collega berlusconiano Roberto Rosso che resta ancora deputato pur essendo, anche lui da cento giorni, vicepresidente della stessa Regione Piemonte. A quando anche le sue dimissioni?

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