Colpo di stato a Palazzo Grazioli

08 Giu 2010

Nel giro di una mattinata Silvio Berlusconi fa leva sui pilastri del suo potere: l’annullamento del Parlamento, il Conflitto d’interessi, la fine di qualunque organismo di garanzia, opinione pubblica compresa.

L’articolo 67 della Costituzione è uno dei più brevi e fulminanti di tutta la nostra Carta. Dice semplicemente: “ogni membro del Parlamente rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“. Oggi il capo del governo ha riunito l’ufficio di presidenza del suo partito a casa sua, a Palazzo Grazioli, ha deciso che in Parlamento ogni deputato e senatore del Pdl è vincolato al testo del ddl sulle intercettazioni approvato in questo parlamentino di casa sua. Nelle stesse ore il capo del governo ha sferrato un nuovo attacco alla magistratura e ha dato l’ordine alla Protezione civile “di non andare più all’Aquila”. Inoltre, stando a quanto riferiscono i presenti che gli attribuiscono pure un tono scherzoso, Silvio Berlusconi avrebbe detto a proposito della Rai e nella veste di ministro dello Sviluppo economico, “sono tentato di non firmare il contratto di servizio pubblico, se la Rai continua ad essere così faziosa contro la maggioranza”.

Una mattinata appena per completare e formalizzare il colpo di stato berlusconiano che si fonda su tre pilastri: l’annullamento del Parlamento, il Conflitto d’interessi, la fine di qualunque organismo di garanzia, opinione pubblica compresa.

Che fare? Continuiamo a considerare parole e atti così eversivi soltanto deliri di un uomo disperato oppure cominciamo a preparare una strategia seria di alternativa al colpo di stato?

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