La scelta per l’Europa: integrazione o disintegrazione?

03 Giu 2010

L’Europa è in crisi e sulla scena non si intravede nessuna figura che possa risollevarne le sorti. I due grandi successi conquistati dall’Unione, il mercato interno e la moneta unica mostrano ormai limiti evidenti

Il circolo LeG di Perugia ha organizzato un incontro sull’Unione Europea con David Sassoli, capo delegazione del PD al parlamento europeo. Nel salone d’onore di Palazzo Donini, sede della Regione, con Sassoli si è confrontato Filippo di Robilant, del Consiglio di Presidenza di LeG; Federico Fioravanti, giornalista e socio del circolo, ha introdotto e coordinato il dibattito. Il tema dell’incontro “La scelta per l’Europa: integrazione o disintegrazione?”, che è stato trattato esaurientemente e competentemente, si è rivelato estremamente efficace nel descrivere l’attuale situazione dell’Unione Europea.

È stato rilevato che l’Europa è in crisi profonda da tempo e che mancano oggi sulla scena politica europea figure come quelle che con tenacia e lungimiranza seppero unire popoli che fino a poco tempo prima si erano aspramente combattuti. Due grandi conquiste dell’Europa, il mercato interno e la moneta comune mostrano ormai limiti evidenti: sul piano politico manca la volontà di superare le dimensioni statali per arrivare a forme di azione comune e di solidarietà, ormai indispensabili per reggere le tensioni causate dal fenomeno, per altro irreversibile, della globalizzazione. Sassoli ha rimarcato che nelle ultime elezioni europee è aumentata considerevolmente nel parlamento europeo la presenza di forze euroscettiche e addirittura ostili alla concezione stessa dell’Unione Europea e che nella formazione della Commissione sono state fatte da parte dei governi nazionali scelte di basso profilo, ma che assicuravano loro maggior peso. Sassoli ha anche ricordato come spesso nel parlamento europeo le fratture avvengano all’interno delle stesse singole famiglie politiche sulla base degli interessi nazionali. Di Robilant ha ricordato come tutti i problemi nei quali oggi si dibatte l’Europa fossero stati denunciati da un documento che LeG diffuse alla vigilia delle scorse elezioni europee: “L’Europa che vogliamo (ma che non c’è)”.

Sul piano dell’attuale azione del governo italiano, sia pure in un’Europa in crisi, la situazione è ancora più sconfortante; la presenza italiana è ormai irrilevante negli organismi che hanno un certo peso e molte scelte appaiono dettate da interessi di gruppi particolari piuttosto che dall’interesse del sistema paese. Sassoli ha rilevato come all’Islanda, che ha fatto richiesta di aderire all’Unione, sia stato raccomandato, tra altri adempimenti burocratici minori, di fare una legge sul conflitto di interessi!

Con lucida oggettività i relatori hanno sottolineato, in conclusione, come oggi l’Unione si trovi ad un bivio, forse il più impegnativo ed insidioso della sua storia: da una parte l’Europa degli Stati, forma minimalista e regressiva di integrazione, in cui il sogno europeo verrebbe diluito, e svilito, in una semplice e banale area intergovernativa di libero scambio; dall’altra l’Europa dei popoli, unica opzione davvero capace di rilanciare sentimenti europeisti e in grado di costruire, una volta per tutte, il luogo della governance europea, nel quale integrare, finalmente, mercato, istituzioni, politica, welfare e società.

Numerosi gli interventi di un pubblico certamente di sentimenti europeisti, ma che non rispecchiano forse quelli della maggioranza del Paese. Un altro compito per LeG: diffondere una cultura europeista.

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