Le parole del governatore sono applaudite da tutti. Il giorno dopo dimenticate da molti. Speriamo che almeno questa volta non sia così, perché Draghi ha detto più di quello che, con concretezza e lucidità, ha scritto. Una grande relazione. In sintesi. La lezione della crisi finanziaria è una sola: la colpa è del vuoto regolamentare americano e l’azzardo morale va sanzionato. Duramente. Le nuove regole sono però ostacolate («Anche da molti di voi presenti») perché, si dice, freneranno la ripresa. Non è così. Dall’euro non si esce, ma si rafforzi il patto di stabilità e crescita. Non c’è solo la disciplina di bilancio. Se un Paese non fa le riforme necessarie a tutti, lavoro e istruzione per esempio, può ricevere una sanzione anche politica: la perdita del voto in sede comunitaria. L’ultima manovra del governo era necessaria e inevitabile, ma è incompleta. Si propone lodevolmente di contenere l’espansione della spesa pubblica all’1 per cento nel biennio 2011-12. Nota il governatore: negli ultimi dieci anni è cresciuta al ritmo del 4,6 per cento ogni dodici mesi.
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