Se l’avvocato è anche parlamentare

Il problema della compatibilità tra l’esercizio della professione di avvocato e lo svolgimento del mandato parlamentare torna periodicamente a proporsi sullo sfondo delle polemiche politiche, soprattutto nei momenti in cui più di frequente affiora, per esempio, un rapporto diretto tra certe iniziative legislative e certe attività professionali di avvocati membri del Parlamento. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, e sono tanto più clamorosi quando si tratti di avvocati che siano difensori di imputati appartenenti anch’essi all’area del potere politico (parlamentare o governativo).

Il problema è serio, anche perché evidentemente adombra il rischio di concreti conflitti di interesse in capo all’avvocato, cui sia consentito di svolgere, nell’arco di durata della carica parlamentare, l’una e l’altra funzione. Sicché appare inspiegabile che, nel corso dei recenti lavori preparatori della legge di riforma dell’ordinamento forense, la relativa questione sia stata accantonata, mentre è stata invece affrontata — attraverso una saggia soluzione, in termini di sospensione temporanea dall’esercizio professionale— la non dissimile questione dell’avvocato nominato a incarichi ministeriali. In realtà, a parte pochi esempi virtuosi, alcuni dei quali relegati ormai nei libri di storia (come quello di Enrico De Nicola, che quando divenne deputato chiuse il suo studio legale napoletano, e l’analogo meno remoto esempio fornito da Giuliano Vassalli), la maggior parte degli avvocati eletti al Parlamento continua a svolgere, alcuni anche molto assiduamente, la propria attività professionale. Col risultato di dare luogo a situazioni talora imbarazzanti (per non dire altro), come quando accade che un avvocato, dopo aver sostenuto determinate tesi difensive nelle sedi giudiziarie, magari senza troppo successo, si adoperi in veste di parlamentare per giungere al varo di una legge che fornisca un supporto, altrimenti assente, a quelle stesse tesi.

Anche di qui passa, evidentemente, il penoso fenomeno delle leggi confezionate «su misura», alle quali allude la celebre battuta sugli avvocati che «per non perdere i processi nelle aule dei tribunali, cercano di vincerli nelle aule parlamentari». Al di là di questi malvezzi, tuttavia, su un piano più generale occorre comunque evitare il pericolo che la produzione legislativa possa venire orientata, se non addirittura condizionata, da interessi particolari legati allo sviluppo di specifiche vicende processuali, pendenti o future, di cui siano protagonisti uno o più avvocati aventi la qualità di membri del Parlamento. È vero che un simile gioco di influenze sul terreno delle scelte legislative potrebbe esercitarsi anche per altre vie e con altri mezzi, ma non c’è dubbio che esso risulti agevolato nei casi di obiettiva coincidenza, nello stesso soggetto, della figura di avvocato difensore e di quella di deputato o di senatore. È di qui, dunque, che occorre cominciare, stabilendo per legge una incompatibilità temporanea allo svolgimento dell’attività professionale (specialmente, ma non solo, nel settore penale) da parte degli avvocati, finché essi rivestano il mandato parlamentare.

Lungo questa direzione— condivisa anche dagli avvocati delle Camere penali, attraverso il loro presidente Oreste Dominioni— si era, del resto, già indirizzata alcuni anni fa, benché senza fortuna, una articolata proposta di legge del deputato-avvocato Giuseppe Fanfani, mentre tuttora giace al Senato una analoga, seppur più ristretta, proposta della senatrice Dorina Bianchi. Si tratterebbe di una piccola riforma, a costo zero, che però gioverebbe molto alla trasparenza dei rapporti tra il mondo della politica e l’amministrazione della giustizia, oltreché, prima ancora, alla stessa immagine dell’istituto parlamentare.

6 commenti

  • Il prof Grevi è sempre cosi rigoroso,semplice, pulito nel suo dire tanto che l’assurdità del nostro paese è proprio questa:ti viene spontaneo notare l’orrido ..quello dello scollamento totale fra la teoria ,la dottrina ,IL PENSIERO e poi..la sua messa in pratica , la pratica democratica

    il problema del dopoio triplo ed ennesimo incarico , non credo nella mia ignoranza ,riguardi solo questa fattispecie che però è la piu SCHIZOFRENICA come scollamento che sopra evidenziavo…chi difende determinati interessi di questo o quel cliente sul piano legale,fiscale,civile, penale, come fa per primo a svolgere una professione e contemporaneamente un’altra? ma per secondo( che è però prioritario anche al primo suddetto) come fa a legiferare nell’interesse di tutti ?può essere uguale per tutti?

    non può , è matematico!!!

    …ma allora di che Paese , di che Nazione e Stato stiamo parlando?
    ma dell’italia ,of course!

    integro con umiltà una parte mancante all’analisi , ma fondamentale al discorso sugli avvocati in parlamento (con o senza doppio mandato):
    ieri Sb passava il pomeriggio con il suo prode Ghedini anziche ad iniziare a saper parlare di “sacrifici” delle loro caste, …ma questa legislatura vede come alta carica dello stato ,l’avvocato Schifani che ha dato la sua ripetuta difesa a criminali mafiosi che pur avendo garanzia costituzionali ,uguali a tutti gli altri cittadini , sappiamo perfettamente che relazioni scatenano …ovviamente i loro avvocati, quale è stato Schifani, hanno il diritto a non essere confusi con i loro assistiti, ma vista la cerniera pesante che quel mondo ha rappresentato e rappresenta, non devono essere messi in posizioni PUBBLICHE dentro comuni chiusi per mafia( vedi villabate) ,nè tantomento dentro lo Stato e con quella carica!!!!

    è inutile che l’on.Finocchiaro corra a difendere il suo compaesano e poi si infuochi contro il ddl delle intercettazioni , è identica schizofrenia a quella fra la teoria sublime di professori rigorosi come Grevi e la pratica antidemocratica del nostra repubblica..
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    tutto rimane senza credibilità
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    il tutto inoltre rattrista per tutti quegli avvocati che tengono incollata alla loro integrità la pratica della loro professionalità e dei diritti umani( penso ad esempio all’avv Flick,Rubini e tantissimi altri) e che in queste condizioni di un sistema paese “da avvocato del diavolo” operano nel silenzio , invisibili , offesi da tutti quei “dipendenti” alla difesa di questo o quel padrone, addirittura chiamati ” ‘o schiavo” come l’avvocato Di Girolamo, coperto dalla diplomazia, per assolvere alle faccende e i caroselli di Mokbel e ‘ndrangheta.

  • mi sono sempre sorpreso di come mai, quando si parla di conflitto di interessi, non venga fuori quello di Niccolò Ghedini che siede in Parlamento e lavora alle più importanti leggi proprio nel settore in cui contemporaneamente fa il difensore del Presidente del Consiglio! Ma i paradossi ormai fanno parte di questo governare…

  • @giangiacomo
    a me sembra anche paradossale che questo super-argomento /articolo lo abbiamo commentato solo io e te…dove sono tutti gli altri?

    orwell …ovunque e novunque , deserto.

    c’ha sempre più ragione Pasolini ma anche Tony Pagoda dell’immenso Sorrentino del romanzo “hanno tutti ragione” , forse la tecnologia è una grande bufala e chi più chi meno, al massimo può leggere e vedere fino all’abbuffata di tutte le cose immonde che avvengono,senza potersene far nulla del progresso ” tutto ciò che chiamano progresso continua a sembrare, solo a pochi, o forse solo a me,una fantastica,sconcertante delusione”… oppure piu pacatamente ha ragione il nostro Zagrebelsky, che magicamente come ogni sua parola sa essere, apre l’articolo di oggi con queste con cui ti saluto :

    “Non so immaginare come altri, intervenendo in questi “dialoghi sull´uomo”, interpreteranno l´espressione e intenderanno il loro compito. Da parte mia, non andrò di certo alla ricerca di qualcosa di essenziale, di ideale, di radicale circa l´essere-uomo “

  • Il Codice deontologico degli avvocati nel preambolo recita “L’avvocato esercita la propria attività in piena libertà, autonomia ed indipendenza”. L’art. 10 del Codice prescrive inoltre che “l’avvocato nell’esercizio dell’attività professionale ha il dovere di conservare la propria indipendenza e difendere la propria libertà da pressioni o condizionamenti esterni e non deve tenere conto di interessi riguardanti la propria sfera personale” Mi chiedo come possa l’avv. Ghedini, le cui fortune politiche e professionali dipendono esclusivamente da Berlusconi, suo unico cliente, esercitare l’attività senza violare le regole professionali.

  • Le leggi esistono ma, spesso, non vengono applicate.
    L’art.3 del R.D.L. 27/11/33 n. 1578 – Ordinamento della professione di avvocato – convertito con la legge 22/01/34 n.36, prevede espressamente l’incompatibilità della professione di avvocato con qualunque impiego od ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato, delle Province, dei Comuni, delle istituzioni pubbliche di beneficenza, della Banca d’Italia, della lista civile, del gran magistero degli ordini cavallereschi, del Senato, della Camera dei deputati ed in generale di qualsiasi altra Amministrazione o istituzione pubblica soggetta a tutela o vigilanza dello Stato, delle Province e dei Comuni.

  • trovo vergognoso che un deputato possa esercitare contemporaneamente l’attività di avvocato. A Belluno è in corso un grosso procedimento per associazione a delinquere, truffa, appropriazione indebita e altri reati L’On. PANIZ ha il mandato di tre imputati. Costituite parte civile sono circa 200 persone su 430 truffate. Abbiamo perso i nostri risparmi, ci troviamo con le sanzioni dell’agenzia delle entrate che ci sanziona con la tassa sulla rapina per non aver compilato il modello rw investimento all’estero ( ma quale investimento è stato fatto se ci hanno truffato?)Le stesse sanzioni non vengono applicate a chi ha firmato il contratto di gestione (Bortolotto Roberto difeso da Paniz Maurizio) Siamo soli e dimenticati da tutti ad eccezione dell’erario. Odio questo stato che ci perseguita e premia i delinquenti che si trattengono il nostro denaro, che possono beneficiare dell’indulto senza farsi un giorno di galera, che possono permettersi di avere un avvocato DEPUTATO magari pagato con i nostri soldi. Nel 2010 è stato fatto un decreto che li assolve per aver fatto intermediazione abusiva del risparmio pubblico, ora c’è emendamento della prescrizione breve per gli incensurati, e sappiamo tutti chi l’ha presentato. Questa italia fa acqua da tutte le parti, crea ingiustizia e dove c’è l’ingiustizia non ci sarà pace ma malcontento ed ulteriore delinquenza. Non sarebbe ora di finirla? Sono molto sfiduciata e combatto da sola contro i mulini a vento. Leggendo le intercettazioni telefoniche ho scoperto il coinvolgimento delle istituzioni che ci dovrebbero tutelare, fatti vergognosi, ho cercato di farli saltar fuori e mi sono ritrovata denunciata due volte una dallo studio di Paniz ed una altra dalla stessa guardia di finanza. Le persone oneste non sono premiate, quelle che lavorano per arrivare a stento alla fine del mese e dobbiamo risparmiare per pagarci avvocati e per difenderci per aver avuto coraggio di parlare e per non voler accettare a tutti i costi questo sistema,. Fate qualcosa e ditemi cosa posso fare… se potete. Grazie

    Giozzet Carla Antonella
    Belluno

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