Se l’avvocato è anche parlamentare

26 Mag 2010

Il problema della compatibilità tra l’esercizio della professione di avvocato e lo svolgimento del mandato parlamentare torna periodicamente a proporsi sullo sfondo delle polemiche politiche, soprattutto nei momenti in cui più di frequente affiora, per esempio, un rapporto diretto tra certe iniziative legislative e certe attività professionali di avvocati membri del Parlamento

Il problema della compatibilità tra l’esercizio della professione di avvocato e lo svolgimento del mandato parlamentare torna periodicamente a proporsi sullo sfondo delle polemiche politiche, soprattutto nei momenti in cui più di frequente affiora, per esempio, un rapporto diretto tra certe iniziative legislative e certe attività professionali di avvocati membri del Parlamento. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, e sono tanto più clamorosi quando si tratti di avvocati che siano difensori di imputati appartenenti anch’essi all’area del potere politico (parlamentare o governativo).

Il problema è serio, anche perché evidentemente adombra il rischio di concreti conflitti di interesse in capo all’avvocato, cui sia consentito di svolgere, nell’arco di durata della carica parlamentare, l’una e l’altra funzione. Sicché appare inspiegabile che, nel corso dei recenti lavori preparatori della legge di riforma dell’ordinamento forense, la relativa questione sia stata accantonata, mentre è stata invece affrontata — attraverso una saggia soluzione, in termini di sospensione temporanea dall’esercizio professionale— la non dissimile questione dell’avvocato nominato a incarichi ministeriali. In realtà, a parte pochi esempi virtuosi, alcuni dei quali relegati ormai nei libri di storia (come quello di Enrico De Nicola, che quando divenne deputato chiuse il suo studio legale napoletano, e l’analogo meno remoto esempio fornito da Giuliano Vassalli), la maggior parte degli avvocati eletti al Parlamento continua a svolgere, alcuni anche molto assiduamente, la propria attività professionale. Col risultato di dare luogo a situazioni talora imbarazzanti (per non dire altro), come quando accade che un avvocato, dopo aver sostenuto determinate tesi difensive nelle sedi giudiziarie, magari senza troppo successo, si adoperi in veste di parlamentare per giungere al varo di una legge che fornisca un supporto, altrimenti assente, a quelle stesse tesi.

Anche di qui passa, evidentemente, il penoso fenomeno delle leggi confezionate «su misura», alle quali allude la celebre battuta sugli avvocati che «per non perdere i processi nelle aule dei tribunali, cercano di vincerli nelle aule parlamentari». Al di là di questi malvezzi, tuttavia, su un piano più generale occorre comunque evitare il pericolo che la produzione legislativa possa venire orientata, se non addirittura condizionata, da interessi particolari legati allo sviluppo di specifiche vicende processuali, pendenti o future, di cui siano protagonisti uno o più avvocati aventi la qualità di membri del Parlamento. È vero che un simile gioco di influenze sul terreno delle scelte legislative potrebbe esercitarsi anche per altre vie e con altri mezzi, ma non c’è dubbio che esso risulti agevolato nei casi di obiettiva coincidenza, nello stesso soggetto, della figura di avvocato difensore e di quella di deputato o di senatore. È di qui, dunque, che occorre cominciare, stabilendo per legge una incompatibilità temporanea allo svolgimento dell’attività professionale (specialmente, ma non solo, nel settore penale) da parte degli avvocati, finché essi rivestano il mandato parlamentare.

Lungo questa direzione— condivisa anche dagli avvocati delle Camere penali, attraverso il loro presidente Oreste Dominioni— si era, del resto, già indirizzata alcuni anni fa, benché senza fortuna, una articolata proposta di legge del deputato-avvocato Giuseppe Fanfani, mentre tuttora giace al Senato una analoga, seppur più ristretta, proposta della senatrice Dorina Bianchi. Si tratterebbe di una piccola riforma, a costo zero, che però gioverebbe molto alla trasparenza dei rapporti tra il mondo della politica e l’amministrazione della giustizia, oltreché, prima ancora, alla stessa immagine dell’istituto parlamentare.

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