Senza commento

24 Mag 2010

Ai dalemiani piace questa legge sulle intercettazione. Lo scrive Left Wing, il sito dell’associazione vicina all’ex ministro degli Esteri: “La campagna in difesa delle intercettazioni e contro la cosiddetta legge-bavaglio si sta rivelando persino più dannosa di qualsiasi soluzione sarà infine adottata”. Appuntamenti e mobilitazioni; La diretta di Rep Tv; LeG Napoli

Circola in Rete con commenti che vanno dallo stupore all’indignazione. Left Wing, l’associazione che fa riferimento a Massimo D’Alema difende la legge bavaglio .

Dal punto di vista etico e civile, – si slegge nell’articolo dal titolo L’anticamera del Komeinismo – la campagna in difesa delle intercettazioni e contro la cosiddetta legge-bavaglio si sta rivelando, soprattutto per gli argomenti adoperati da politici e giornalisti, persino più dannosa di qualsiasi soluzione sarà infine adottata.

Il sito dalemiano argomenta.

Quello che ci ha colpito di più è stato il finale. Senza le intercettazioni, ha detto Gramellini, non avremmo saputo nulla di quegli imprenditori che ridevano del terremoto. Ecco, è vero: non l’avremmo saputo. Non essendo però ancora previsti nel nostro codice i reati di cattiveria, cinismo e avidità, per quale ragione, domandiamo, la famosa “opinione pubblica” avrebbe avuto il diritto di conoscere il contenuto di quella telefonata? Ecco a cosa ci hanno portato tanti anni di incessante martellamento politico-giornalistico su sempre nuove questioni morali: a una concezione “iraniana” del rapporto tra giustizia, politica e informazione, in cui imprecisati guardiani della moralità avrebbero addirittura il dovere di sputtanare chiunque nel corso di una privata conversazione si permetta di pronunciare parole contrarie a una presunta “etica pubblica”, i cui limiti sarebbero stabiliti, a loro insindacabile discrezione, da pubblici ministeri, giornalisti e proprietari di giornali (soprattutto).
Ecco cosa intendeva Giovanni Falcone, crediamo, quando polemizzava con quelle stesse frange della magistratura, della politica e della cultura di sinistra – e in qualche caso proprio con le stesse persone – che dopo avere scatenato contro di lui una campagna violentissima, quando era in vita, accusandolo di “tenere nei cassetti” le inchieste più scottanti sulla politica, lo avrebbero santificato da morto, e oggi ne ricordano commossi il sacrificio, facendosene abusivi portabandiera. “Non si può investire della cultura del sospetto tutto e tutti”, diceva Falcone. Perché “la cultura del sospetto non è l’anticamera della verità. La cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo”.

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