D’Ambrosio: “Prepariamoci al caos-giustizia è una legge incostituzionale”

20 Mag 2010

ROMA – «Non ci sarebbe stata Mani pulite». «Si bloccherà la giustizia per il caos delle incompatibilità dei giudici». «Il bavaglio alla stampa viola l´articolo 21 della Costituzione». Gerardo D´Ambrosio, l´ex procuratore di Milano che coordinò il pool Mani pulite e ora è senatore del Pd, resta fino alle tre di notte in commissione. È stremato e il suo allarme è grande perché «sono a rischio tutte le inchieste e l´informazione in Italia».
È proprio la fine di tutto?
«È una legge intimidatoria nei confronti dei magistrati, soprattutto dei pm, e della stampa libera. I miei ex colleghi dovranno astenersi solo per una dichiarazione sul processo oppure perché sono finiti, per via di una denuncia qualsiasi, nel registro degli indagati».
Si potrà ancora intercettare per la corruzione?
«Per uno dei reati più difficile da scoprire non è stato concesso il binario preferenziale. È un fatto molto grave, tanto più che pure il ddl anti-corruzione non dice niente, né unifica, come avevamo suggerito noi fin dal 1994, il reato di corruzione con quello di concussione per evitare la prescrizione».
La durata breve, solo 75 giorni, inciderà sulle indagini?
«Sicuramente. Anche se stanno emergendo cose molto serie bisognerà stoppare i nastri e se si proseguirà saranno inutilizzabili».
Lei ha indagato sul terrorismo e su piazza Fontana. Che conseguenze avrebbe avuto il black out sulla stampa?
«L´articolo 21 della Costituzione garantisce la possibilità d´informare e il diritto dei cittadini a essere informati. Molti di quei fatti sarebbero diventati noti solo al termine delle indagini preliminari. Cosa gravissima, visti i tempi lunghi della giustizia».
Bisognerà attendere il dibattimento.
«Ma la gente segue soprattutto le prime fasi delle inchieste e non certo il processo, se non in casi del tutto eccezionali. Basti pensare al caso Scajola di cui non si sarebbe saputo nulla se non al termine dell´udienza preliminare. Chissà quando».
Ci saranno effetti negativi sullo sviluppo delle indagini?
«C´è una grave minaccia, denunciata inutilmente da noi dell´opposizione, la fine dell´indipendenza dei giornalisti rispetto agli editori. Quando si fissa una multa fino a 465mila euro è come se si chiedesse all´editore di intervenire sul direttore. È un attentato alla libertà e all´indipendenza di chi dirige un giornale».
Come giudica il rifiuto di Mondadori e Einaudi di firmare l´appello degli editori?
«Aumenterà enormemente la diffidenza delle persone nei confronti della classe politica. Perché pare proprio che si voglia proteggere di più la casta».
Con una legge come questa Mani pulite sarebbe potuta esistere nelle dimensioni in cui è esistita?
«No, assolutamente. Tangentopoli è esplosa perché avevamo in mano le registrazioni di Mario Chiesa e quindi lui ha capitolato. Senza di quelle non sarebbe cominciato nulla».

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