Condividere creatività

12 Mag 2010

Il nuovo sito di Libertà e Giustizia sfrutta licenze Creative commons: tutto si può diffondere, senza limitazioni. Basta indicare l’autore e rispettarne le disposizioni.

Se non altrimenti specificato, i contenuti di un sito web sono tutelati dal massimo di tutela previsto della legge sul diritto d’autore, ovvero, secondo il motto: “tutti i diritti riservati”. In generale, quindi, i contenuti di un sito web non si possono – tranne che per alcune poche eccezioni esplicitamente previste dalla legge – copiare, adattare, tradurre, stampare, eccetera.

Se impedire la diffusione dei contenuti su Internet può aver senso per alcune iniziative strettamente for profit, nella maggior parte dei casi l’approccio “tutti i diritti riservati” su Internet è fortemente limitante. In molti casi, infatti, è nell’interesse dei detentori dei diritti che i contenuti vengano diffusi, commentati e condivisi il più largamente possibile, sia pure con qualche ragionevole limite.

Nasce, quindi, l’approccio “alcuni diritti riservati”, ovvero le licenze Creative Commons (CC), disponibili in versione inglese da fine 2002 e in versione italiana da fine 2004. Le licenze CC sono un modo rigoroso, gratuito e semplice per segnalare ai visitatori di un sito web (ma anche ai lettori di un libro o di una rivista o agli acquirenti di un CD/DVD: le licenze CC sono, infatti, ampiamente usate anche nel mondo fisico) che i contenuti sono liberamente diffondibili con alcune limitazioni. Quali limitazioni? Innanzittutto, tutte le licenze CC impongono sempre di indicare l’autore del contenuto – nei modi indicati dall’autore stesso, che per esempio può imporre di indicare sempre un certo indirizzo web in tutte le riproduzioni dell’opera. Inoltre gli autori possono opzionalmente imporre un divieto di usi commerciali dei contenuti stessi (clausola “Non Commerciale”) e/o un divieto di modificarli (clausola “Non Opere Derivate”). Con l’aggiunta di una terza opzione, “Condividi allo stesso modo”, si ottengono in tutto sei licenze Creative Commons, elencate qui, al servizio di una gamma di opzioni che spazia dalla più generosa (“Attribuzione”) alla più restrittiva (“Attribuzione-NonCommerciale-NonOpereDerivate”).

Rilasciare un sito (o, in generale, un’opera) con una delle sei licenze Creative Commons è facilissimo: è, infatti, sufficiente indicare chiaramente sul sito “Salvo dove altrimenti specificato, questo sito è rilasciato con licenza Creative Commons [per esempio] Attribuzione-Non Commerciale”.

La stragrande maggioranza di siti web – in particolare quelli personali (come i blog) e quelli delle associazioni non profit, delle scuole e della Pubblica Amministrazione – sono fatti per essere ampiamente diffusi, sia pure con qualche limite. Ed è probabilmente per questo che le licenze Creative Commons sono state entusiasticamente adottate da centinaia di milioni di siti, da quello della Casa Bianca di Barack Obama agli inserti cultura e scienza de La Stampa di Torino (TuttoLibri e TuttoScienze), dai blog più letti al mondo (come Boing Boing o quello di Beppe Grillo) al sito che offre tutto il materiale didattico dell’Massachusetts Institute of Technology (MIT).

Date le finalità di Libertà e Giustizia, il rilascio dei contenuti presenti sul sito con licenza Creative Commons massimizzerebbe la diffusione delle idee e delle proposte dell’Associazione, eliminando le incertezze giuridiche e garantendo comunque la citazione del nome (e/o l’indirizzo web) dell’Associazione (nonché dell’autore di ogni singolo contributo).

* L’autore è responsabile Creative Commons Italia e co-fondatore e co-direttore Centro NEXA su Internet & Società


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