Scajola, le dimissioni e il “piano casa”

04 Mag 2010

Il ministro Claudio Scajola si è dimesso. L’annuncio in un’affollata conferenza stampa convocata di fretta e furia in mattinata: “Per difendermi non posso continuare a fare il ministro”. Non è la prima volta che il ministro se ne va: era già accaduto il 4 luglio 2002, dopo aver dato del “rompicoglioni” a Marco Biagi. Andandosene, questa volta, l’ex minnistro dichiara: “”Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto”. A scanso di equivoci, LeG chiede al Presidente del Consiglio di fare un rapido giro fra i suoi ministri e sottosegretari casomai, altrettanto distratti come Scajola su chi ha pagato che cosa, si trovassero ad abitare case che non sanno chi ha pagato per loro (un dubbio: e se fossero soldi pubblici?).

Il ministro Claudio Scajola era a Tunisi ma è rientrato in anticipo. Si sa: la casa brucia. É “indignato”, il responsabile nel governo per lo Sviluppo economico perché si sente vittima di un processo mediatico. Per carità, si potrebbe persino dar ragione al povero Scajola, finito sulle prima pagine per la casetta da 9 vani e mezzo (quasi 200 metri quadrati) con vista sul Colosseo, non Tor Bella Monaca insomma, e che ha pagato, lui giura e spergiura, 610 mila euro nel 2004, non più di 3.400 euro a metro quadrato.

Certo, gli si potrebbe dar ragione solo se il ministro della Repubblica, con la R maiuscola, avesse voglia, così, con parole sue, di spiegare come sia possibile acquistare un appartamento in Roma, a 100 metri dal Colosseo, a quella modica cifra. Un piccolo sforzo e il ministro bloccherebbe il tanto deprecato processo mediatico. Invece, non lo ha fatto e, per adesso, non ha intenzione di farlo.
Scajola, per di più, minaccia querele per difendere la propria onorabilità. Quando, per difenderla, basterebbe parlar chiaro e smentire quanto scoperto dalla Guardia di Finanza e quando detto da testimoni credibilissimi, come le venditrici dell’appartamento che hanno affermato d’aver avuto da Scajola non solo i famosi 610 mila euro ma anche, in 80 assegni circolari, altri 900 mila euro, provenienti – si dice – dalla disponibilità dell’imprenditore Anemone, ancora in carcere per l’inchiesta degli appalti del G8.
Il ministro assicura che spiegherà il 14 maggio ai giudici di Perugia. E solo successivamente sarebbe disposto a recarsi in Parlamento. Dove le opposizioni lo incalzano minacciando nelle prossime ore la formalizzazione della richiesta di dimissioni (un rischio per la maggioranza, votandosi a scrutinio segreto). Ma Scajola, sinora mostra di voler reggere. Coriaceo. Certo è che fa effetto leggere quanto ha scritto il redattore de “Il Giornale”, Nicola Porro, sul suo blog. Dice di non credere a quanto gli ha detto sabato scorso Scajola in un’intervista. E commenta: “Scajola ci vuole prendere per i fondelli facendoci credere che al Colosseo un’abitazione di 180 metri quadrati costa solo 610 mila euro”?
Ecco, appunto.

Il ministro pare ciurli nel manico. Minaccia tuoni e fulmini. Ma, detta papale papale, prende in giro l’intero Paese. Intanto preme registrare come si sia stretta attorno a Scajola la solidarietà dei suoi amici di partito. Al di là di Berlusconi (che più che per Scajola pare di temere per il suo governo), vale citare uno per tutti. Un ministro e collega di peso: il responsabile della Farnesina, Franco Frattini. Sentite cosa dice: “Il ministro ha detto di avere la coscienza a posto e io gli credo. I processi fatti sui mezzi d’informazione sono contro lo Stato di diritto e io sono per lo Stato di diritto, quindi solidarietà a Scajola”. Ora, a parte il fatto che in tal modo Frattini sembra fare appello ai giudici affinché incriminino Scajola, c’è questo affidarsi ciecamente, anche di fronte a lampanti certezze, che fa impressione. Sarebbe come fare lo slalom con gli occhi bendati, e non sarà sufficiente essere un maestro di sci provetto. Certo, gli amici sono amici e Frattini lo si può capire. Ma prendete la senatrice Casellati, alla trasmissione de La7 di Lilli Gruber. L’appartamento al Colosseo di Scajola? “Che ne penso? Sarà stata un’occasione…del resto pare che non lo volesse nessuno”! Ecco, siamo giunti al punto più importante. Quando il governo, ricordate, varò il Piano Casa, pensava a come era stato bravo Scajola. Essendo ligure e portato al risparmio…

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