Assegni per una casa in centroil ministro Scajola risponda

29 Apr 2010

Il ministro della Repubblica, Claudio Scajola, s’è detto indignato perché, peraltro senza alcuna violazione di legge, sono apparsi sui quotidiani (poi ripresi, timidamente, anche dai notiziari televisivi) i contenuti di una relazione dei magistrati nella quale si legge, senza rischio di equivoci, che per l’acquisto di una casa (con vista sul Colosseo, ndr) intestata al ministro sono stati versati 900 mila euro in nero. Il ministro è lo stesso che, qualche anno fa, responsabile dell’Interno nel governo Berlusconi 2001-2006, dovette lasciare perché definì il giuslavorista Marco Biagi, poi assassinato dai terroristi, “un rompicoglioni” che brigava per ottenere la proroga del suo contratto di consulenza. In verità, Biagi protestava perché temeva per la propria sicurezza e colui che era preposto alla sicurezza lo definiva un “rompicoglioni” (epiteto pronunciato nel corso di una missione all’estero, a Cipro).
Questa volta, il ministro Scajola, protesta perché è venuta alla luce questa storia di una splendida casa nel cuore di Roma. S’indigna per la “fuga” di notizie, ma non chiarisce la notizia; perché – che delicatezza – non intende alimentare la “mediaticità” dell’inchiesta. Scajola protesta perché sarebbero stati messi in mezzo i suoi figli: infatti, è proprio così. L’inchiesta parla di una casa per i figli! Da un ministro della Repubblica, invece, ci si aspetterebbe che chiarisse subito, immantinente, la sua posizione e che assicurasse i suoi elettori, e gli italiani tutti, che non ha evaso alcun tributo in relazione a quell’immobile.
In un qualsiasi altro paese dell’Unione europea, diciamo occidentale, per meno, molto meno, sono caduti ministri e sottosegretari.

Di recente – tanto per fare un esempio – nella liberale Gran Bretagna, sono caduti nella polvere, abbandonando l’incarico, ministri che erano accusati d’aver intascato note spese di danaro pubblico per poche sterline. O addirittura, personalità pubbliche che avevano nascosto la loro relazione extraconiugale.
In Italia ciò avviene raramente. L’eccezione, quando si verifica, è salutata quasi con irrisione: ma chi gliel’ha fatto fare? Per esempio: qualunque sarà l’esito dell’inchiesta in corso, tanto di cappello al sindaco di Bologna che si è dimesso per una storia di una carta di credito, dai contorni non del tutto chiari, e per un presunto danno di una manciata di euro.
No, Scajola, non ci pensa nemmeno un secondo. Peraltro, se lo facesse, e si riuscisse a dimostrare che si tratta di una montatura, ne uscirebbe da eroe. Certo, ci si rende conto che insistere su questo tasto è come battere l’acqua nel mortaio. L’opinione pubblica, ammesso che sia stata adeguatamente informata, sembra impermeabile. Ci ha fatto il callo. E nemmeno in parlamento si è trovato un deputato o senatore che abbia preso carta e penna per rivolgere un’interrogazione urgente al governo. A nostro modesto avviso, anche questo significa fare opposizione.

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