Pd e territorio, un’intera penisola a disposizione

19 Apr 2010

Che facciamo? Continuiamo a leggere gli articoli di Roberto Saviano come fossero bella letteratura? Lasciamo che siano David Grossman e altri scrittori come Camilleri a difenderlo, la voce degli scrittori e degli artisti che si leva a difendere la libertà e il coraggio? E la sinistra, com’è che non sono stati loro i primi ad alzare la voce? E le politiche sociali, che fine hanno fatto, la Costituzione Italiana che noi difendiamo parla di uguaglianza di diritti fondamentali, parla di libertà di parola e di espressione, parla di questo, e per difenderla? Per difendere i concetti espressi, giacchè sono concetti, un insieme di profondi concetti che regolano e tutelano la nostra vita. Le politiche sociali sono allacciate alla lotta alla criminalità. Le politiche sociali in Italia non esistono più, e senza politica sociale, senza la tutela dei diritti al di sopra di ogni altra necessità, si creano baratri fra i modi di vivere, si creano e si sono orami radicati modi di vivere diversi e inconciliabili, ingiustizie, che possono trasmigrare nella accettazione della criminalità come male minore, nella violenza, nel razzismo e nella intolleranza. La droga: i nostri giovani sono ovunque alla portata degli spacciatori, la criminalità è anche questo, il consumo, la tossicodipendenza sono una necessità per la malavita. Si gioca con la vita umana. La mancanza di pesanti investimenti nelle aree degradate, l’assenza dello Stato nelle forme di scuole moderne e belle, accesso all’istruzione, giardini, controllo del territorio, gestione delle energie dei nuovi immigrati, invece che esercito di forza lavoro marginale senza controlli e sicurezza.

Nel diluvio di incertezza che in Italia è sotto gli occhi di tutti, Roberto Saviano continua a scrivere articoli che valgono un libro e un programma elettorale. La realtà è l’unica vera forza che può stimolare la rinascita di un’energia per un cambiamento, la realtà è l’unico spartiacque che ci divide da chi contrastiamo. L’analisi dei bisogni veri, non i centri commerciali, le cittadelle dello sport, certo, interessanti, a chi interessano, gli speculatori; se ci mettiamo a discutere su quel piano saremo sempre al traino. E lo sviluppo civile e democratico, la crescita della cultura, della tolleranza e della stima per la libertà, passano attraverso un sacrificio terribile, quello di abbandonare il tavolo della contrattazione con chi non accetta la regola democratica e manipola il paese attraverso messaggi su reti tv e giornali, e dedicarsi alla denuncia, alla proposta alla campagna elettorale perpetua che siamo costretti a fare. E all’assunzione della responsabilità di quel che si dice e si crede. Per riportare l’Italia fuori dalla morsa delle organizzazioni criminali, restituire dignità a cittadini tenuti ostaggio della criminalità organizzata e costruire delle città umane, dove la vita sia godibile fin nei minimi particolari. La libertà di un giornalista e scrittore è il segno della civiltà di un popolo. Criticare e additare come provocatore un uomo che denuncia ingiustizie e interessi significa creare un bersaglio. Isolarlo. Noi siamo tenuti a difendere questa libertà, non solo per principio astratto, per stima della persona, ma per la reale evenienza che ognuno di noi potrebbe essere al posto suo.

La sinistra deve prendere coraggio. Non si tratta col nemico, col nemico non si va a pranzo. Si lavora sul territorio e si cerca lì il nuovo programma del partito. Abbiamo un’intera penisola a disposizione. L’Italia.

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