Pd, serve una strada alternativa

13 Apr 2010

Un nuovo record negativo. E altri tabù che si infrangono (come Mantova, la città dei Gonzaga, ultima roccaforte della sinistra in terra lombarda). I risultati dei ballottaggi hanno dimostrato che l’avverso trend nazionale si ripercuote quasi automaticamente a livello locale. E siamo arrivati al limite: scricchiola anche il mito di una realtà locale “migliore”, capace di offrire una classe dirigente di ricambio. Il vento elettorale gonfia le vele della destra. E Berlusconi ha la sua bandiera da agitare, come sempre collegata al suo carisma personale. Le inammissibili doppiezze, la distorsione dei fatti, le nuove aggressioni alle istituzioni (il capo dello Stato e la Corte costituzionale) non gli hanno provocato danni. Il suo populismo porta sempre più con sé l’estremizzazione dei toni e dei contenuti. E crescono le preoccupazioni per una dirompente crisi democratica.
C’è chi, malgrado tutto, confida ancora nel fattore tempo. Il Pd ha tre anni per recuperare, per invertire la rotta. Ma il punto è che, mentre la sinistra si interroga e si dilania, il Cavaliere sta bruciando le tappe. Si è assicurato la legge sul legittimo impedimento, che lo libera dai processi (anche nella causa di divorzio con la moglie). Ora si prepara a prendersi la nuova legge sulle intercettazioni, che lo libera dal pericolo d’essere screditato. Il punto d’arrivo del suo percorso è chiaro: concentrazione dei poteri in una sola persona, scegliendosi i parlamentari uno per uno; blocco dei controlli e delle garanzie, eliminando qualsiasi contrappeso; riforma antidemocratica della magistratura, col controllo politico dei pubblici ministeri.

Come contrastarlo? Certo, l’Aventino sarebbe una risposta sbagliata. Ma non ci si può neppure sedere allo stesso tavolo con chi mette nel piatto un cibo avvelenato. Cercare una sponda nella maggioranza, sfruttando il dissenso finiano? Allargare l’alleanza al centro, attraverso il laboratorio aperto con l’Udc, malgrado i primi deludenti risultati? Dinanzi all’attacco frontale del Cavaliere, la tattica difensiva non paga. Si può, nella migliore delle ipotesi, evitare la goleada. Ma non si vince mai. Si resta condannati alla sconfitta.
E’ urgente, dunque, trovare una strada alternativa al berlusconismo. Fatta di programmi, linguaggi, pratica e azione politica convincenti. Un progetto prorompente e chiaro. Sul quale mobilitare l’opinione pubblica. Non basta sollevare i problemi reali del Paese in contrapposizione alle “invenzioni” berlusconiane. Bisogna mettere sul tavole cifre e soluzioni. La maggioranza continuerà a ignorare quanto viene dal centrosinistra? Bene, malgrado tutto, i regolamenti parlamentari riservano ancora all’opposizione tempi per la discussione delle sue proposte. Si faccia un uso intelligente del regolamento, creando la giusta attenzione nell’opinione pubblica. Serve una grande politica per l’elettorato di centrosinistra, capace di andare oltre il minicompromesso storico tra ex comunisti ed ex democristiani e di conquistare nuovi elettori. Lo sappiamo: le tv sono scandalosamente nelle mani del Cavaliere, che cerca di far passare solo il suo messaggio.

Ma Internet può essere uno strumento di mobilitazione continua. Offre le condizioni per rivitalizzare il rapporto tra i partiti e i cittadini. L’agenda politica non può essere solo nelle mani del governo. Ci sono gli strumenti per reagire, ponendo al centro le grandi questioni collettive. E’ una sfida difficile. Che investe, però, il futuro della nostra democrazia. E comporta responsabilità ben più ampie di quelle che l’opposizione si è finora assunte.

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