Riforme, i paletti del Colle

09 Apr 2010

Redazione

Libretto nero della democrazia // “Si parla da tempo di riforme istituzionali e costituzionali già mature”, ma “Non è serio intraprendere questo cammino a forza di anticipazioni e approssimazioni”. Adesso è tempo di “proposte concrete”. Giorgio Napolitano torna sul tema delle riforme, dopo la parentesi elettorale. Secondo il capo dello stato “ci sono punti importanti di riforma già da tempo apparsi largamente condivisi: sarebbe realistico e saggio non mettere a rischio e non tenere in sospeso quelle convergenze ma mirare a tradurle, in tempi ragionevoli, in dei corposi risultati”. Per il presidente della Repubblica “si possono legittimamente sollevare, certo, altri problemi, riaprire capitoli complessi e difficili, come quelli di una radicale revisione della forma di governo, su cui negli ultimi 15 anni non si sono però delineate soluzioni adeguate e politicamente praticabili. Ma – ammonisce il capo dello Stato – è bene tenere conto dell’esperienza, dei tentativi falliti, delle incertezze rivelate anche dalla discontinuità della discussione su taluni temi accantonati per molti anni”.Napolitano consiglia di affrontare le riforme con concretezza, realismo e saggezza. Completando in primo luogo quelle già avviate. Il che significa innanzitutto “portare avanti il processo riformatore che è in corso, e che è quello dell’attuazione del titolo V già riformato della Costituzione”.

“Bisogna lavorare seriamente – dice – al cantiere già aperto della legge delega approvata con così largo consenso per l’applicazione dell’art.119, cioè del federalismo fiscale”. Con esso, aggiunge il Capo dello Stato, va messa in relazione anche la riforma generale del fisco. Inoltre “bisogna discutere degli aggiustamenti, se si ritengono necessari della stessa articolazione del titolo V. Bisogna decidere come coronare l’evoluzione in chiave autonomistica e federalistica dello Stato italiano con la riforma di quel bicameralismo perfetto nel Parlamento della Repubblica che già da un pezzo ha fatto il suo tempo”. “Non c’è, non deve e non può esserci alcuna contrapposizione – conclude – tra autonomismo di ispirazione federalistica e unità nazionale. Lo dice chiaramente l’art.5 della Costituzione”.

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