Un successo per il centro destrama non per due ministri e un vice

30 Mar 2010

Ma almeno Venezia boccia Brunetta e Lecco dice no al leghista CastelliNon valga come consolazione di fronte a tutto il resto ma – vivaddio – almeno il ministro dell’innovazione Renato Brunetta ha preso una bella scoppola: Giorgio Orsoni, candidato del centrosinistra, diventa sindaco di Venezia al primo turno battendo con nove punti di vantaggio proprio il ministro che, “sicuro di vincere” il giorno prima, ora ammette “una sorpresa amara”. Soddisfazione non da poco per la insopportabile presunzione del personaggio, per il fastidio antisindacale che porta come una medaglia, per il congenito sprezzo di qualsiasi confronto civile e di ogni regola: era stato lui a teorizzare il diritto di fare il sindaco (il doge, anzi) e insieme di continuare a fare il ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione. Bene, continui a fare il ministro. Dei tornelli. Sorte analoga, e definitiva, per il viceministro leghista Castelli, candidato sindaco a Lecco e bocciato anche lui a prima botta dal candidato del centrosinistra Virginio Brivio. Bene, sconfitta un’altra arroganza.
* * * “Il Fatto” ringrazi Vendola ma anche Adriana Poli Bortone“Meno male che c’è Vendola”, titola “il Fatto Quotidiano”. Giusto, sacrosanto: il vincitore delle elezioni in Puglia gode non solo di un grandissimo prestigio personale ma è anche l’emblema di un esperimento unitario su cui bisogna non solo riflettere ma anche lavorare.

Però una parolina, un grazie, poteva essere spesa anche per Adriana Poli Bortone, la tosta candidata terza che ha ottenuto più dell’otto per cento sparigliando a tal punto le carte nel centrodestra da esser vittima, da iersera e ancor più oggi, delle più feroci contumelie del Pdl: ah, se non ci fosse stata lei (o se lei si fosse schierata con noi) era fatta: il quidam-Rocco Palese, personaggio ombra del ministro Fitto, sarebbe diventato governatore. E invece “Nichi salva la sinistra”, come giustamente scrive “il Fatto”. * * *
…E il ministro Fitto si dimette per la disfatta pugliese… E l’ostinato Fitto non l’ha passata liscia. L’ostinazione con cui aveva imposto l’oscuro Palese non ha pagato né per il candidato-governatore né per lui stesso. Che, infatti, ha sssegnato le dimissioni da ministro per i Rapporti con il Parlamento. Dirà più tardi le ragioni del suo gesto. Non c’è bisogno, grazie. Piuttosto è opportuno ricordare che non è la prima volta che il Nostro è al centro di polemiche. Gli avevano chiesto di andarsene quando, candidato governatore della Puglia, si scoprì che aveva copiato il suo programma elettorale da quello di un suo collega governatore. Fu eletto ma combinò qualche pasticcio, al punto che nel 2006 la magistratura ne chiese l’arresto. Ma alla Camera la sua maggioranza aveva respinto la richiesta. E’ restato comunque sotto processo. E non si era dimesso dal governo.

Ora sì. Commento (prima che le sue dimissioni fossero note) di Vendola: “Fitto è stato per me un alleato troppo prezioso. La sua idea della lotta politica è talmente primitiva e insultante che ho fondato un’associazione: Nessuno Tocchi Raffaele”.
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E ora il ministro del Lavoro Sacconi la passerà liscia con l’arbitrato-truffa?Passata la festa…Intanto stanno scadendo (il 3 aprile) i trenta giorni a disposizione del capo dello Stato per promulgare o meno (in questo secondo caso c’è il rinvio alle Camere con messaggio motivato) la controriforma che aggira l’art.18 dello Statuto dei lavoratori dando di fatto al datore di lavoro la possibilità di licenziare senza giusta causa il lavoratore. Vogliamo ricordare che, aggirando quella norma chiave, si impone al lavoratore (in oggettiva condizione d’inferiorità, insomma ricattabile) di scegliere, già al momento dell’assunzione, tra tutela giurisdizionale e arbitrato e in questo caso senza possibilità di appello al giudice? Come dire che l’arbitrato contraddice la natura stessa protettiva del diritto del lavoro. Né basta dire – aveva ricordato l’ex ministro Treu in polemica con il suo successore Sacconi, il regista di questa vergognosa operazione – che l’arbitrato è volontario: “Un lavoratore, in c ondizione di debolezza, può essere ‘costretto’ ad accettare una clausola arbitrale che pregiudichi i suoi diritti futuri (…) norma dunque inaccettabile nel merito e probabilmente anticostituzionale”.

Se sia anticostituzionale può deciderlo solo la Corte costituzionale, il “giudice delle leggi”. Ma Giorgio Napolitano può (art. 74 della Costituzione) “chiedere una nuova deliberazione” alle Camere spiegando le sue eventuali riserve. Quando un quotidiano dette per scontato il rinvio, giustamente il Quirinale smentì: “Il presidente, nel rigoroso esercizio delle sue prerogative costituzionali, esamina il merito di questo come di ogni altro provvedimento legislativo con attenzione e nei tempi dovuti, e respinge ogni condizionamento anche attraverso scoop giornalistici”. Per Sacconi, finito l’effetto dello champagne elettorale, sono momenti di grande preoccupazione.

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