Torino, sotto la pioggia contro la censura

26 Mar 2010

Giovedì sera anche a Torino in Via Verdi di fronte alla sede storica della RAI, è stata proiettata la trasmissione di Michele Santoro RAIPERUNANOTTE. Nulla di straordinario in sé è successo l’altra sera in quella via, solo persone in piedi davanti a un camioncino sul quale da un improbabile gazebo contro la pioggia veniva proiettato il segnale televisivo ripreso da Repubblica TV. Nulla di straordinario se non fosse che queste persone sono rimaste in piedi per quasi 5 ore, fra una pioggia e l’altra, senza conoscersi e senza sentire il bisogno di doversi parlare, ma solo ad ascoltare e a vedere ciò che veniva trasmesso dal Paladozza di Bologna e che la censura della RAI voleva far sì che non si potesse vedere e sentire. Cosa ha tenuto insieme questi sconosciuti? Credo che sia stata la consapevolezza che essere presenti in quella via fosse il simbolo di una partecipazione attiva alla democrazia del nostro paese. Per una serata, e forse è solo l’inizio, non ci siamo sentiti soli, sapevamo che in molte piazze d’Italia altre persone erano nella nostra stessa condizione (anche solo qualche centinaio di metri più in là in un’altra piazza torinese ancor più persone erano radunate allo stesso scopo). In centinaia di migliaia stavano seguendo l’emissione su internet, sul satellite o sulle TV locali.In effetti non abbiamo fatto nulla di eccezionale: qualche applauso, qualche fischio, qualche timido urlo ( i Torinesi si sa non amano gli schiamazzi!), qualche cenno di intesa.

Anche senza parlarci siamo diventati un po’ amici, un po’ complici. Forse tutto ciò non pare eccezionale, ma se invece fosse il segno dell’inizio di un cambiamento? Allora sì qualcosa di eccezionale sarebbe successo. Io mi auguro che qualcosa sia iniziato, che la cosiddetta società civile, che poi siamo semplicemente noi, abbia cominciato a farsi sentire e a far avvertire la propria presenza. Soprattutto che ogni persona che ha seguito l’evento in piazza o a casa si sia sentita parte di un qualcosa di più grande e importante, che può diventare la nostra rivoluzione, non violenta ma non per questo meno decisa.Libertà e Giustizia ha deciso di partecipare a questo momento che credo possa rappresentare bene l’anima della nostra associazione, un lavoro fatto goccia a goccia, a piccoli passi, ma decisi. Certi di voler cambiare le cose e pronti a far sentire la nostra voce, anche senza grida e proclami, affinché la democrazia e i valori da essa rappresentati non soccombano sotto il peso di meschine strumentalizzazioni.

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