La campagna elettorale più assurda della nostra democrazia

26 Mar 2010

ANDATE A VOTARE CON UNA COPIA DELLA COSTITUZIONE IN MANO // Questa campagna elettorale è stata il trionfo dell’ossimoro: il Partito dell’Amore che ringhia, il Popolo della Libertà che imbavaglia, il Governo del Fare che non fa nulla tranne i propri interessi. C’è di che rabbrividire guardando Berlusconi che tracima da ogni teleschermo, a tutte le ore e in tutte le occasioni, atteggiandosi a vittima delle prepotenze altrui. Il problema è capire quanti elettori gli crederanno ancora. Lo sapremo all’apertura delle urne, ma intanto conviene analizzare alcuni segnali. Così, tanto per sperare nella possibilità di un’Italia diversa.Dunque, prima di tutto il Cavaliere è nervoso. Lo si è visto bene giovedì sera, quando un’inopinata nota è stata diffusa da Palazzo Chigi con tutti i crismi dell’ufficialità governativa: non votate per l’Udc perché significa aiutare la sinistra. Il che, visto che l’Udc è alleata della maggioranza in non poche regioni, suona come una vera bestialità politica. Alle rimostranze del partito di Casini lo staff berlusconiano è corso ai ripari: si è trattato di un disguido tecnico, nel senso che la nota non doveva essere diffusa come una presa di posizione ufficiale del governo, ma come una dichiarazione di Berlusconi, da distribuire alla stampa a Bruxelles, dove il premier si trovava. Toppo maldestra, perchè cerca di rimediare all’inaudita scorrettezza di coinvolgere l’istituzione governo in una campagna elettorale che non lo riguarda, ma allo stesso tempo conferma che proprio quello è il pensiero del Capo.

Casini ha liquidato l’incidente in tre parole: Berlusconi è disperato.Lo stesso discorso vale per Fini: con lui il Cavaliere nega ogni dissenso, ma poi si augura che nel Pdl la “minoranza” accetti le decisioni della maggioranza. E con ciò ammette l’esistenza di una frattura e riscopre, per sanarla, nientemeno che il centralismo democratico di buona memoria.Da tutto ciò si potrebbe trarre la conclusione che Berlusconi ha paura. Paura di perdere le elezioni regionali. Paura, anche se le vincessero i candidati governatori del centro destra, di ritrovarsi sotto schiaffo da parte di Bossi e contestato all’interno del suo stesso partito.L’altro elemento da analizzare è il successo della trasmissione di Santoro, andata in onda su canali alternativi alla televisione ufficiale. In Italia questi canali sono ancora poco sviluppati: l’alfabetizzazione informatica del paese è scarsa, la diffusione dei canali satellitari, per quanto in crescita, non è comparabile a quella della tv tradizionale. Eppure l’indignazione di quella parte di italiani che detesta la censura è stata tale da far registrare un vero boom di contatti internet e da riempire le piazze collegate in diretta con il Paladozza di Bologna.In fondo (ricordate?) la prima vittoria di Zapatero in Spagna, quella che lo portò a superare un Aznar che i sondaggi davano saldamente in testa, viaggiò sugli esili fili degli sms, che chiamarono folle immense in piazza per protestare contro il governo che voleva fraudolentemente attribuire all’Eta la strage della stazione di Atocha, poi rivelatasi opera del fondamentalismo islamico.

Aznar pagò il tentativo di lucrare sulle vittime dell’attentato. In Italia siamo di fronte ad attentati non cruenti, perché riguardano la Costituzione, la democrazia e la legalità, ma è lecito sperare che Berlusconi li paghi altrettanto duramente.Mario Monicelli, indiscusso maestro del cinema italiano, intervistato durante il programma di Santoro, ha auspicato “la rivoluzione”. Una rivoluzione senza armi se non quella del voto. Un soprassalto di dignità delle intelligenze e dei cuori che metta in sicurezza i fondamentali della democrazia nel nostro paese. Questa è la posta in gioco. Poi si potrà ricominciare a discutere sulla miglior ricetta per i mali dell’Italia. Ma prima bisogna che l’Italia ci sia, che resti un paese civile e democratico. Il resto seguirà.

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