Il paradosso della sconfitta di Berlusconi

23 Mar 2010

Forse per scaramanzia non si dovrebbe dirlo alla vigilia del voto, ma ogni giorno accade qualcosa che denuncia la crescente debolezza di Silvio Berlusconi. Come se avesse perso il suo tocco magico, come se l’aura di sacralità che lo riparava dai complotti di corte stesse sbiadendo. E così vediamo che Fini prende forza, si sfila dalla manifestazione di Piazza San Giovanni, e gela con puntiglio tutte le nuove trovate del Cavaliere. Ma Fini, si sa, ha i suoi progetti. Quel che stupisce davvero è l’atteggiamento della Lega. Bossi non si comporta più come un alleato fedele: il suo rapporto con Berlusconi assomiglia piuttosto a quello del futuro re sempre più insofferente di fronte alle pretese del reggente.
Così frena la corsa berlusconiana verso il presidenzialismo e, dato sorprendente e non abbastanza sottolineato, permette a Maroni di somministrargli un sonoro ceffone: quello di dar ragione alla questura nel ridimensionare a uno striminzito centocinquantamila il conto stellare (“siamo più di un milione”) delle presenze alla manifestazione romana di sabato scorso. Corollario illuminante: né Berlusconi né i suoi fedelissimi hanno ribattuto a Maroni. Sembra di rivedere la faccia di Gorbaciov quando Eltsin lo “salvò” da una detronizzazione infamante, e tutti sanno come andò a finire.
Dunque è vero che la battaglia delle elezioni regionali il Cavaliere deve combatterla su due fronti: quello del centro sinistra, ma anche quello dei rapporti di forza nella coalizione di maggioranza.

La conseguenza è che le probabilità di sconfitta risultano raddoppiate. Anzi, sul fronte interno più che di probabilità si deve parlare di certezza, visto che il numero dei candidati direttamente riconducibili al Pdl è assai esiguo. Anche in caso di vittoria, ad esultare sarebbero soprattutto la Lega e Fini, aumentando con ciò, per il premier, il rischio del regicidio.
Tutto questo, però non diminuisce la pericolosità della situazione. Al contrario la accresce in modo esponenziale. Perché si sa che gli animali feriti sono i più pericolosi, e se quindi Berlusconi dovesse uscirne sconfitto ci si può aspettare di tutto. Che pretenda strappi sempre più devastanti alla legalità per salvare se stesso e le sue aziende. Che, per ottenerli, si appiattisca sempre di più sulle posizioni meno presentabili della Lega in materia di immigrazione o di federalismo parasecessionista. Che conduca una guerra aperta alla Costituzione e alla stessa democrazia per ritagliarsi nuovi spazi di potere.
Insomma, se le elezioni per lui dovessero andare male non ci sarà tempo di rallegrarsene. Anzi, bisognerà alzare il livello dell’allarme e cercare interlocutori ragionevoli nella maggioranza per arginare la prevedibile furia berlusconiana. E’ un paradosso? Sì, ma sono tempi paradossali quelli che stiamo vivendo.

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