La passione che muove tuttoOra mettiamoci in gioco

22 Mar 2010

Venerdì sera avevamo Claudia Fusani de l’Unità qui a Firenze,a parlarci delle recenti inchieste della magistratura, da quella sulla protezione civile a quella di Trani, Firenze e la Rai e altro. Con grazie e spirito Claudia ha lasciato che fossero le coscienze di ognuno di noi a giudicare, da giornalista vera, ha indicato i fatti e le connessioni, a volte ha accennato qualche giudizio, suo personale, staccandolo dai fatti. Così come la libera informazione è e dovrebbe essere. Mettere i fatti nel giusto ordine e lasciare l’interpretazione e le conclusioni alla coscienza di ognuno, sempre con il senso di responsabilità al primo posto. Alla fine dell’esposizione la sensazione era disperante, i fatti parlano, con grande chiarezza. Si sta frantumando l’ossatura che tiene insieme il Paese. Che fare? Ciò che mi sono domandata al rientro a casa, stanca, frustrata da un senso di impotenza mai provato, neanche di fronte alle difficili scelte della vita personale. Si vede sempre prima o poi una via d’uscita, siamo fatti in modo da poter costrure un’alternativa, nella vita, ma qui, come fare? La passione politica non ha luoghi dove essere incanalata, ho sempre la sensazione di inadeguatezza, quel senso di urgenza di fronte allo scompaginamento delle regole democratiche, quel senso di voler fare qualcosa, lo spirito di sopravvivenza, viene schiacciato dall’inutile argomentazione dell’opposizione. E allora, che fare?Ho deciso, nei miei limiti che sono enormi: mi manca una cultura politica e istituzionale, sono fuori da ogni giro di intellettuali e di consuetudini.

Sono fragile nei miei argomenti. Ho paura di parlare in pubblico. Ho solo una grande passione. Basterà? Non ho dormito, le domande alla mia età sono domande serie. Non c’è tempo per sperare, bisogna agire. E allora ho deciso, sbagliare tacendo, sbagliare parlando, è questa la scelta. Sbaglierò parlando. Metto a disposizione la mia voglia di combattere, ci sono persone più brave di me ad argomentare, saranno loro a dare al mio impulso una concreta strategia. Io sono solo una ” pasionaria”, diciamo, una persona animata da passione. E in fondo, conoscere i propri limiti è già un passo avanti, so di non avere paura. Per un motivo molto semplice: quando mi trovo in questi dilemmi penso a mio padre, cosa avrebbe detto? Lui sarebbe sceso, parlandomi passeggiando per Firenze, nelle profondità della Storia, avrebbe dato la dimensione esatta di quello che accade. La gravità dello strappo avvenuto. Mi avrebbe detto, Nina, tu puoi farcela, non sei meno di loro, sei di più, perché sai quello che sei. Mia figlia. Certo, lui aveva quella Cultura intessuta di trame provenienti da un mondo che in Italia è stato seppellito. Il mondo della Riflessione silenziosa, dello Studio solitario, del Dibattito vero e condiviso seppur nelle differenze politiche e culturali. Ma quel modo era interamente dedito alla difesa della Democrazie. Della Costituzione. Della vita della Repubblica. Della Libertà. Ora io non sono all’altezza di quegli uomini e quelle donne, ma ho la passione politica, quella cosa che appena si affaccia all’orizzonte l’ombra della oppressione si risveglia ed è pronta a combattere.

Troverò Maestri che mi insegnino, troverò parole migliori, ma la Resistenza mi avrebbe avuta dalla sua, come staffetta, sotto i tiri dei cecchini. W l’Italia!

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