Scontro Berlusconi-Consulta: le cifre smentiscono il premier

15 Mar 2010

La Corte costituzionale “negazione della democrazia” perché boccia le leggi del governo Berlusconi? Vero niente: nei 19 mesi di questa legislatura le bocciature sono state meno del 12% delle leggi o di singole disposizioni varate dal governo di centrodestra e impugnate davanti alla Consulta. In altre parole, su 97 provvedimenti sottoposti al giudizio della Corte, solo dodici sono stati annullati per manifesti vizi di costituzionalità. Per contro – ecco il dato che sbugiarda il Cavaliere e rivela l’infondatezza delle sue accuse alla Corte “troppo di sinistra” e ai giudici “comunisti” – nello stesso periodo del precedente governo Prodi le disposizioni dichiarate incostituzionali erano state 47 su 178 norme impugnate, pari al 26%.
La riprova del carattere strumentale della polemica di Berlusconi è fornita da una inchiesta pubblicata domenica scorsa dal Sole 24 Ore alle viste della riunione della Corte di giovedì 18, quando sarà esaminata la richiesta della regione Lazio di dichiarare l’incostituzionalità del decreto salva liste con cui si è (del resto inutilmente) cercato di consentire la partecipazione della lista del Pdl nella provincia di Roma. Se la Corte annullerà anche questo decreto sarà l’ennesima occasione per il presidente del Consiglio di sostenere che si tratta ancora di una “sentenza politica”.
Il ragionamento di Berlusconi è noto: “Appena il nostro governo, che è eletto dal popolo, vara una legge a loro sgradita, la impugnano e la portano davanti alla Corte costituzionale che subito la cancella.

E’ la negazione del voto e quindi della volontà del popolo”. Da qui l’annuncio dell’intenzione di riformare la Consulta, considerata una “bizzarria” perché priva di investitura popolare. Secca replica (raccolta dal Sole 24 Ore) del presidente della Corte, Francesco Amirante: “Bizzarro è meravigliarsi che una Corte dichiari l’incostituzionalità di una legge visto che è il principale dei suoi compiti istituzionali”.

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