Il decreto salva liste e il dibattito. Ciampi, Onida e Zagrebelsky

09 Mar 2010

Redazione

Il giorno dopo il no del Tar al ricorso della lista Pdl Roma, occhi puntati sull’ufficio elettorale presso il Tribunale, che oggi deciderà sull’ammissione o meno della lista alle prossime elezioni regionali. La maggioranza ritiene di aver risolto il caso con il varo del decreto interpretativo e spera dunque che l’ufficio centrale circoscrizionale non segua l’orientamento del Tar secondo il quale, fra l’altro, il decreto non può essere applicato perché la Regione ha una sua legge elettorale. La candidata del centrodestra Renata Polverini spera che la soluzione si trovi grazie anche all’annunciato ricorso al Consiglio di Stato. Un ulteriore appello che però deve fare i conti con i tempi stretti della campagna elettorale.
Intanto, il presidente emerito della Repubblica esce allo scoperto: “E’ strage delle illusioni, è massacro delle istuituzioni”. Carlo Azeglio Ciampi non ha dubbi, il dl è incostituzionale. Ancora una volta, l’ex presidente della Repubblica parla con profonda amarezza di quello che accade nel Palazzo. Dopo il Lodo Alfano, il processo breve, lo scudo fiscale, il legittimo impedimento, il decreto salva-liste è solo l’ultimo, “aberrante episodio di torsione del nostro sistema democratico”. Il “pasticciaccio di Palazzo Chigi” non è andato giù all’ex capo dello Stato, che considera il rimedio adottato (cioè il provvedimento urgente varato venerdì scorso) ad alto rischio di illegittimità costituzionale.
Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente emerito di Libertà e Giustizia aveva già dedicato una lucida intervista: “Una corruzione della leggeche viola uguaglianza e imparzialità”.

Rinviare le elezioni nel Lazio fino a quando non si saranno espressi i giudici amministrativi, per evitare che il voto sia ‘sub judice’ e rischi di essere annullato. E’ la soluzione proposta dall’ex presidente della Consulta, Valerio Onida, in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale precisa che, secondo le leggi che regolano la competenza delle Regioni in materia, il Tar del Lazio ha dato un’interpretazione corretta del decreto del governo. Secondo Onida, quella del ricorso al Consiglio di Stato è “l’unica strada rimasta. Naturalmente il Consiglio di Stato può riformare l’ordinanza del Tar”, ma in ogni caso, “il giudizio di merito avverrà solo dopo le elezioni. Da qui la soluzione di rinviare il voto, altrimenti “il risultato rimarrebbe sub judice – precisa Onida – e potrebbe essere annullato successivamente, come è avvenuto per le elezioni in Molise”. A prendere la decisione di un eventuale rinvio, secondo l’ex presidente della Consulta, dovrebbe essere il vicepresidente regionale Montino, mentre sull’operato del Capo dello Stato Napolitano che ha firmato il decreto, Onida osserva che “il Presidente della Repubblica ha solo il compito di controllo, di persuasione, di moral suasion. Bisogna che l’opinione pubblica sia consapevole di questo”.

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