Ad personam, le emergenze della nostra democrazia

09 Mar 2010

Al Teatro Nuovo di corso Massimo d’Azeglio di Torino, Marco Travaglio ha presentato il suo ultimo libro “Ad personam. 1994-2010 – Così destra e sinistra hanno privatizzato la democrazia” (Chiarelettere). Alla serata, sono intervenuti insieme all’autore, Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, e Antonio Ingroia, procuratore aggiunto presso la direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Molte delle informazioni date l’altra sera durante la presentazione del libro dai tre relatori, sono ormai note a chi li segue nei loro interventi e nelle loro interviste e soprattutto agli iscritti e ai simpatizzanti di Libertà e Giustizia. Il libro si preannuncia come sempre dettagliato e ricco di informazioni sulle 36 leggi ad personam (o ad personas, ad mafiam, ad listas, ad criccam ecc.), ma essendo un volume di quasi 600 pagine sarebbe un po’ ostico riassumerle in poche righe.Credo invece sia interessante per chi si muove in un’associazione come LeG o a fianco di essa riassumere i tre messaggi lanciati dai relatori della serata torinese.Il primo è un appello di Gustavo Zagrebelsky che ancora una volta chiede a tutti i cittadini e a tutti noi che operiamo all’interno della cosiddetta società civile di farci carico della vita e della sopravvivenza della Democrazia. L’esistenza della Democrazia deve essere a carico di tutti i cittadini, di tutti noi e per far sì che ciò si possa realizzare bisogna dare gli strumenti al maggior numero di persone possibile per poter capire e soprattutto per comprendere i fatti e gli attentati alla democrazia stessa.

Si devono avere i mezzi per mettere in relazione i vari accadimenti, le varie leggi, i vari interessi personali per poter vedere la situazione nel suo insieme e avere un quadro completo del nostro paese in tutta la sua tragicità. L’Italia purtroppo è additata in questo momento come esempio negativo perché nel nostro paese si realizza una somma di poteri che non dovrebbero mai unirsi in una stessa persona o gruppo di persone: il potere economico, con il potere culturale (oggi potremmo dire quello dell’informazione che passa sempre più attraverso la televisione) e il potere politico, e se tutti potessero vedere gli intrecci fra queste forze, ci sarebbe una ben più ampia consapevolezza del perché la nostra condizione è molto critica. Zagrebelsky non si stanca mai di ricordare che la Democrazia fra tutti i regimi è sicuramente il più debole e il più fragile, quello che più va tutelato anche perché purtroppo è dimostrato che è molto più facile instaurare un regime utilizzando la via democratica che non con un colpo di stato.Il secondo messaggio, che Zagrebelsky ha definito di paradossale ottimismo, arriva da Antonio Ingroia. Secondo il magistrato da un paio di decenni a questa parte la magistratura (o almeno una buona parte di essa) ha cominciato a non essere più asservita al potere politico e a essere forte con i deboli e debole con i forti, ma ha iniziato ad applicare il principio che la Legge è uguale per Tutti, cercando di rendere parola viva quella che prima era solo una scritta alle spalle del giudice.

Non tutelando più i privilegi di pochi nelle aule dei tribunali omettendo di fare il proprio dovere e di perseguire molti reati commessi dalla classe dirigente la magistratura ha costretto la stessa classe dirigente a dotarsi di strumenti propri per permettere di continuare sulla propria strada della non legalità. Questo strumento sono appunto le leggi ad personam che quindi sono sintomo del buon lavoro di una gran parte della magistratura e dell’inizio dell’esistenza del principio di uguaglianza davanti alla Legge. Questo è anche il motivo, sempre secondo Ingroia, per cui la gente tende ad applaudire i magistrati, che non devono essere difesi dalla piazza, ma devono essere supportati da essa come segno che tutti i cittadini sostengono il principio di uguaglianza.A conclusione degli appelli/messaggi rivolti dai relatori arriva quello di Marco Travaglio, che dopo aver raccontato con la sua solita verve quali sarebbero stati gli ipotetici esiti dei processi a Silvio Berlusconi senza le leggi ad personam, spiega il perché ha un senso ancora parlare di questi argomenti e scrivere libri che raccontano i fatti. Come già in apertura di serata ci aveva ricordato Zagrebelsky, le persone devono avere gli strumenti, le parole, per difendersi dagli attacchi alla democrazia, per capire quali sono le leggi ad personam e perché vengono fatte. Bisogna che tutti i cittadini possano reagire quando viene loro detto che queste leggi sono utili e necessarie, le persone devono poter capire che le notizie che arrivano dalla TV o non sono vere on non lo sono del tutto e quando ne parlano, al bar o al lavoro devono spiegare ad altri questi concetti, ma per tutto ciò ci vogliono i mezzi ovvero le parole.


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