Bipolarismo, ovvero: emiciclo o aula all’inglese?

01 Mar 2010

Curiosa una vicenda di centoquarant’anni addietro che vale la pena di rispolverare ora che il sistema politico italiano, Casini permettendo, si avvia verso un effettivo bipolarismo, pur – ripeto – tra tante contraddizioni e resistenze. E’ il 23 dicembre del 1870. Roma è oramai libera del dominio papale, e a Firenze (dove ancora siede il Parlamento della nuova Italia) si sta discutendo il disegno di legge per il trasferimento delle istituzioni nella Capitale. Il conte Gianni Battista Michelini, deputato già dal ’48, interviene nel dibattito per illustrare e chiedere che si voti questo documento: “La Camera, raccomandando al governo che la nuova aula destinata alle sue adunanze in Roma sia quadrilunga, passa all’ordine del giorno”. Il resoconto stenografico segnala che la lettura di quest’atto è accolta con “vivissima ilarità” dai colleghi di Michelini che sedevano in un’aula semicircolare come quelle che saranno poi realizzate a Roma (la prima, provvisoria in ferro e legno, nel cortile berniniano di Palazzo Montecitorio; la seconda e definitiva, quella che vedete anche in tv, disegnata dal maestro del liberty Ernesto Basile e realizzata nel corpo dell’edificio. Il conte Michelini reagisce con grande, aristocratico fair play a quanti non solo ridono ma lo interrompono liquidando la soluzione come una balzana idea architettonica.
“Eh no, signori deputati!”, spiegava : “La quistione è eminentemente politica, ed io ho fatto la proposta dopo avervi lungamente meditato sopra, ma soprattutto visti i felici effetti in Inghilterra”, dove la Camera dei Comuni era già allora rettangolare: da una parte i conservatori e dall’altra quelli che poi si chiameranno laburisti.

“Eminentemente politica” perché tendeva a contrastare l’abuso del trasformismo e dell’opportunismo che si era manifestato sin dall’introduzione dell’ordinamento rappresentativo nel nucleo originario di quel che sarebbe diventato lo stato italiano, e cioè nel regno di Sardegna. Alla fine Michelini ritirerà la proposta, ma vi insisterà con una lettera aperta al presidente della Camera, Giuseppe Biancheri, contrarissimo anche lui alla idea di un’aula all’inglese. Ed ecco, in quella lettera, una lucida immagine della situazione e dei problemi che i suoi avversari liquidavano come “tecnici” per mascherare le reali “quistioni” politiche che venivano così poste sul tappeto.
Michelini partiva dalla constatazione che “ad imitazione di quanto succede in Francia, dalla quale nazione abbiamo preso di seconda mano il reggimento costituzionale, i deputati soglionsi dividere in più parti politiche. Oltre a Destra e Sinistra, havvi Centro, Centro destro e Centro sinistro. In questi ultimi trovano comodi seggi gli scettici, i dubbiosi, coloro che ferme opinioni politiche non hanno o non vogliono avere”. Oh, quanta preveggenza nel Nostro! Che constatava: “Da questo frazionamento proviene una confusione, un’anarchia poco giovevoli a buone deliberazioni, principalmente quando versano su politici argomenti”. Ecco allora un nuovo richiamo all’esperienza inglese: “Molto meglio procedono le cose nel Parlamento inglese, dove non sono che Destra e Sinistra” (oddio, c’erano già anche i liberali, in qualche modo i centristi di allora, ma non per questo nell’aula di Westminster si fece un terzo lato).

E Michelini citava a suo sostegno le parole di Cesare Balbo, primo presidente del Consiglio dopo la concessione dello Statuto albertino. Balbo aveva sottolineato, già verso la fine del ’49, che “nessuna forma è buona per le assemblee parlamentari se non la quadrilunga, la quale forza i membri a porsi a destra o a sinistra, senza eccezioni, senza centro o centri di nessuna maniera”. Di più, diceva Balbo pensando evidentemete alla prima aula (un emiciclo) del parlamento insediato a Torino: “Delle Camere semicircolari e teatrali non si può far bene se non tagliandovi qualche gran corsia nel bel mezzo per dividere quanto più si può cion tal forma i destri e i sinistri”.
Tutto vano, parole al vento. E oggi, di fronte alle difficoltà di realizzare un compiuto bipolarismo, tornano a no di attualità molte delle preoccupazioni del conte Michelini: il devastante frazionamento, la rosa dei venti e di tempeste, il trasformismo? Per carità, l’aula all’inglese non sarebbe il toccasana di questi antichi mali. Ma sarebbe una indicazione.

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