Se si vuole, il Parlamento conta: dopo la Protezione, l’Editoria

24 Feb 2010

Due colpacci in sei giorni. E’ il bilancio positivo – e niente affatto scontato – dell’iniziativa delle opposizioni alla Camera, dapprima per cancellare lo scandaloso tentativo di privatizzare la Protezione civile attraverso la costituzione di una società per azioni (capitale saldamente in mano a Palazzo Chigi, mentre per tradizione e sicurezza il capitale di tutte le altre SpA pubbliche è in mano al ministero dell’Economia), e oggi per ripristinare tanto il cosiddetto “diritto soggettivo” (necessario alle aziende per le anticipazioni bancarie sui fondi per l’editoria) quanto per recuperare quasi totalmente gli stanziamenti 2009-2010 messi in forse dalla stretta di Tremonti.
Detta in soldoni: quando si creano le condizioni – o quando le si vogliono creare mirando alto – le opposizioni al centrodestra segnano dei punti, e punti importanti sul piano politico e strategico. Guardiamo al caso di oggi. Discussione del decreto-legge “mille proroghe”, un provvedimento salciccia varato ogni anno per porre riparo a vecchi pasticci con nuovi pasticci. Il governo ci aveva messo sopra la solita fiducia strozza-emendamenti. Pd e Ivd avevano reagito con una miriade di emendamenti tra cui uno capitale: le misure per salvare l’editoria minore, le piccole radio, i giornali d’idee, politici e a gestione cooperativa. Il decreto scade a fine mese e, se modificato, deve tornare (entro fine mese) al Senato.
Il governo e il centrodestra hanno capito l’antifona, cioè che il provvedimento era letteralmente appeso a un filo.

E allora non solo sono stati costretti a rinunciare all’ennesima fiducia (e, di conseguenza, le opposizioni hanno ridotto a una trentina i loro emendamenti) ma, dopo una lunga, defatigante trattativa tra presidenza del Consiglio, ministero dell’Economia e commissioni di Motecitorio, hanno accolto la richiesta bipartisan di più di quattrocento deputati: le norme salva-editoria andavano inserite in questo stesso decreto, colsti quel che costi, anche con qualche taglio (ridotti i fondi per i giornali degli italiani all’estero e i fondi per l’acquisto della carta necessaria ai grandi giornali che stampano anche all’estero). Così è andata. Decreto approvato senza fiducia (voto contrario, comunque, delle opposizioni) e il Senato avrà tutto il tempo per la definitiva sanzione.
Qualcosa di analogo era avvenuto la settimana scorsa. Sull’onda del turbine di arresti e inquisiti per lo scandalo del G8, le opposizioni avevano potuto giocare e vincere una partita sulla quale Berlusconi & Bertolaso puntavano grosso: creare, con la Protezione SpA, un altro e decisivo tassello di quel mosaico di superpoteri (contro ogni norma, ogni codice, ogni direttiva Ue) che è fondamentale al Cavaliere e alla sua cricca.
Qual è la lezione politica da trarre? Che è possibile – quando lo si voglia e quando le condizioni oggettive lo consentano – far tornare centrale e sovrano il Parlamento che non mette il bollo sulle decisioni del governo. Che è possibile (se…quando…) costringere il centrodestra ad un confronto nel merito delle cose, senza sopraffazioni e senza ricatti.

Tutto qui. Senza enfasi ma anche senza autoflagellazioni.

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