Niente fiducia su “Protezione”Scontro tra Fini e il governo

18 Feb 2010

Nuova e ancor più secca sconfitta del governo sulla legge per la Protezione civile. Dopo essere stato costretto a rinunciare alla privatizzazione attraverso la costituzione di una SpA, si è rimangiato anche la decisione di porre la fiducia sul decreto che, comunque, contiene ancora così gravi contenuti (primo tra tutti la mancata distinzione tra catastrofi naturali e quei “grandi eventi” sportivi o culturali che andavano esclusi dalla potestà di Bertolaso & C.) da spingere le opposizioni a confermare il loro no sul voto finale previsto per domani, venerdì. Non solo: il centrosinistra ha strappato la cancellazione di un’altra norma-vergogna per cui non ci sarà più “scudo” per Bertolaso e per i commissari delle singole emergenze neanche per le cause civili e amministrative (quello penale era già stato cancellato in commissione).
Non è stato facile giungere alla rinuncia alla fiducia. C’era è vero la disponibilità di una parte del centrodestra a questo gesto distensivo, e per ciò il presidente della Camera aveva convocato i capigruppo per definire l’iter finale del provvedimento. Gianfranco Fini dava per scontato l’annuncio da parte del governo della rinuncia appunto alla fiducia. E invece no, l’annuncio non è venuto. Fini allora ha perso le staffe e ha annunciato che le centinaia di emendamenti sarebbero stati discussi applicando un famoso (per gli addetti ai lavori) lodo Iotti: in base a quella decisione tutti gli emendamenti possono essere liberamente discussi, pur se non votati, anche dopo l’apposizione della questione di fiducia, “eventualmente anche sino alla prossima settimana”.

“Applicheremo alla lettera il regolamento, e se questo significa – ha aggiunto in aperta polemica con il governo – che salteranno i tempi per l’esame da martedì del decreto “mille proroghe” (un altro vergognoso provvedimento a cui il governo tiene come e più della Protezione civile, ndr) questa non sarà colpa nostra…”
Gelo a Palazzo Chigi, riunione dei vertici governo-maggioranza e, miracolosamente, è arrivata la comunicazione ufficiale: niente fiducia, chiudiamola qui. A questo punto le opposizioni hanno rinunciato ad un consistente pacchetto di emendamenti (ma non a quello che mirava ad escludere dalla competenza della Protezione civile i cosiddetti “grandi eventi”, tipo canonizzazioni, gare veliche mondiali, nomine ed altre cose che con terremoti e alluvioni c’entrano come il cavolo a merenda), e per soprammercato hanno potuto vantare un altro successo: quello che esclude, per i commissari, qualsiasi scudo protettivo non solo dalle cause penali ma anche da quelle civili e dai contenziosi amministrativi: una norma indegna per un paese civile. Il segretario del Pd Bersani: “La vicenda della Protezione civile rappresenta una chiara vittoria dell’opposizione: è la prima volta che questo accade e questo significa che a poco a poco le cose possono cambiare”. Analogo il commento del vicepresidente del gruppo dipietrista, Borghesi: “Abbiamo messo il fiato sul collo a governo e maggioranza e ce l’abbiamo fatta”.
In parallelo alla vicenda parlamentare, un’altra grana, sempre sulla Protezione civile, ha investito il governo ed in particolare il sottosegretario Gianni Letta (sponsor di Bertolaso) secondo il quale gli sciacalli che ridevano nelle ore del terremoto non avevano ottenuto appalti nella ricostruzione dell’Aquila.

“Il fatto che Letta fosse o meno in buona fede è secondario – Silvana Mura, Idv – : conta ed è grave che il governo o non era informnato degli scandali o ha provato a coprirli. Berlusconi ha il dovere di dare una spiegazione al paese”. I deputati del Pd Tenaglia, Maran e Lolli hanno tradotto questa esigenza in una interrogazione: “Vogliamo sapere se quegli sciacalli hanno le mani in pasta nella ricostruzione, e cosa farà il governo per revocar loro le commesse. Tanto più dopo che il presidente della regione Abruzzo, Chiodi (Pdl) ha dichiarato al Riformista che Letta avrebbe avuto informazioni sbagliate sul ruolo di quegli imprenditori”. Il centrodestra tace.

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