Bertolaso e le dimissioni. Ora però niente legittimi impedimenti

10 Feb 2010

E’ durata poche ore, ma tutto sommato la lezione che Guido Bertolaso ha dato alla politica non è di poco conto. Dunque: scoppiata la tempesta sui lavori alla Maddalena per il G8 che poi fu trasferito all’Aquila, prima sono scattate le manette per Angelo Balducci e Fabio De Santis, che si erano succeduti al vertice della struttura responsabile dei lavori, e poi è stato recapitato un avviso di garanzia allo stesso Bertolaso. Il quale non ha perso neppure un minuto per dimettersi da tutti i suoi incarichi “per non intralciare l’operato degli organi inquirenti”.
Motivazione ineccepibile, ma assai poco diffusa nei palazzi. Il risultato è che a Bertolaso non sono mancati attestati di stima da ogni parte. Ma non ci vuole molto a immaginare che, se il suo esempio avesse fatto scuola, per la maggioranza sarebbero stati guai grossi. Così, dopo qualche ora di trambusto, Berlusconi ha deciso di respingere quelle scomodissime dimissioni. Decisione accolta da un applauso corale del Consiglio dei ministri.
Buon per Bertolaso, che indubbiamente è un professionista di tutto rispetto. Ma un bel sollievo anche per gli indagati che siedono sulle poltrone e poltroncine ministeriali. Per non parlare del disagio che deve aver provato Berlusconi per il bel gesto di uno dei suoi uomini preferiti.
Adesso tutto è tornato nella normalità: chi è indagato resta al suo posto. Però, visto il suo comportamento, da Bertolaso adesso bisognerebbe aspettarsi gesti coerenti: che si faccia interrogare senza addurre legittimi impedimenti, che collabori con i magistrati senza reticenze, che, soprattutto, non accetti di ripararsi dietro scudi legislativi improvvisati.

Basterebbe questo, e cioè un comportamento assolutamente normale, a far risaltare l’assoluta anormalità di tutto il resto.

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