Almanacco delle riforme impossibili

28 Dic 2009

Volgiamo lo sguardo ai prossimi giorni e alle prossime settimane del 2010 (“Sarà l’anno di tutte le riforme”, come proclama Berlusconi?), per capire quale futuro ci attende in politica interna. Vorremmo farlo pacatamente e serenamente, come in altri momenti avrebbe detto Veltroni…..
Al primo punto c’è ovviamente l’apertura di un dialogo tra maggioranza e opposizione (aborro la definizione di ‘inciucio’!): credo sia più corretto dire che si tenterà di aprire un normale confronto in Parlamento per approvare alcune riforme sui temi istituzionali e, forse, sociali. Non vedo né Convenzioni, né Bicamerali, né Commissioni speciali, chiamate ad esaminare le proposte, intorno a tavoli particolari, con “crostate”…. Si discuta in Parlamento. Non sarà facile. E non dobbiamo farci ingannare dalla falsa atmosfera di buonismo che dilaga in queste ore. Berlusconi, dopo l’aggressione di Milano, crede che il partito dell’amore sconfiggerà l’odio, ed afferma che il segretario Pd, Bersani, è una persona perbene con cui si può dialogare….insomma un raro esemplare di comunista buono! A condizione, però, che abbandoni l’alleanza con Di Pietro (il quale, purtroppo fa politica con gli inutili anatemi sul “diavolo” Berlusconi). Ma il segretario Pd non intende accettare ultimatum ed è molto prudente: “La gente mi chiede di stare attento, per non essere imbrogliato!” osserva. Tocca al premier sentire la “responsabilità di questo momento”, proprio a lui che più volte si è paragonato a De Gasperi e deve quindi dimostrare di essere uno statista.

Se può. D’altronde Bersani ha avvertito che sulle riforme ci sarà collaborazione dal Pd ma solo se il Pdl “non inonderà di leggi ad personam” il Parlamento: no al cosiddetto processo breve e anche no ad una legge ad hoc per il legittimo impedimento automatico e generalizzato (sono in calendario a gennaio in Assemblea), che salvi il premier dalle udienze processuali imminenti. Sono ambedue proposte incostituzionali, anche se una è un male maggiore e una minore! “Non le voteremo mai”, chiarisce Bersani. Ed è questione oziosa e retorica chiedersi se il Pd farà o no ostruzionismo contro i progetti, perché il varo di un ddl di 1-2 articoli si può forse ritardare solo di 48 ore di fronte ad una maggioranza forte. Sembra, invece, davvero poco credibile che mentre Berlusconi sarà impegnato spasmodicamente a sottrarsi ai giudici del proprio paese, nelle aule parlamentari si discuta di giustizia e di istituzioni da modernizzare. In ogni caso, anche a voler essere ottimisti a tutti i costi, siamo appena ai preliminari del percorso riformatore: infatti non è immaginabile che si crei quel “clima propizio” (che neppure Napolitano vede, adesso), prima delle elezioni regionali del 28 marzo, che ovviamente porteranno polemiche e contrasti acuti, altroché opinioni pacate e partito dell’amore! E poi – secondo punto – sui contenuti delle riforme istituzionali non c’è affatto accordo tra gli schieramenti. Esiste, è vero, la ormai…leggendaria bozza Violante sulle riforme possibili, che raccoglie, in teoria, consensi bipartisan: il 2 dicembre, al Senato, sono state approvate due mozioni ad essa ispirate, e da gennaio la commissione Affari costituzionali promuoverà una serie di audizioni tra giuristi per avviare la discussione.

Com’è noto, il progetto prevede di ridurre il numero dei parlamentari, creare il Senato delle Regioni, differenziare le funzioni delle due Camere, rafforzare i poteri del presidente del consiglio, e il controllo del Parlamento. E infine ridiscutere i rapporti tra giustizia e politica. Ma c’è un problema fondamentale che renderà impervio il percorso: l’opposizione considera la bozza Violante, adesso aggiornata al Senato, quasi come un punto di approdo della riforma; mentre la maggioranza immagina che sia un punto di partenza ed ha ben altro in mente. Soprattutto, il Pdl vuole arrivare a una Repubblica presidenziale con l’elezione diretta del premier, e anche il potere di scioglimento delle Camere (secondo le parole dei capigruppo Cicchitto e Gasparri e di Quagliarello). Anzi, di più, confida Dell’Utri (che spesso si esprime senza remore…), “le riforme che dobbiamo realizzare sono quelle che ha in testa Berlusconi, quella bozza (Violante) non è il vangelo”. Appunto, come volevasi dimostrare. Si potrà mai andare ad un confronto parlamentare condiviso con queste premesse?Ma – terzo punto – decisiva per il cosiddetto dialogo sarà la futura vicenda processuale del premier. Berlusconi è ossessionato dalla sentenza per il caso Mills, che sarà emessa fra qualche mese. Noi stessi su questo sito, undici giorni fa (17 dicembre, I have a dream), avevamo invitato – si parva licet componere magnis – Berlusconi a fare un gesto distensivo di collaborazione con i magistrati di Milano, presentandosi alle prossime udienze del processo per rispondere alle domande.Siamo ai confini della realtà, avevamo scritto.


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