Berlusconi contro Consulta, giudici e Napolitano: attentato alla Costituzione?

10 Dic 2009

Due affermazioni del presidente del Consiglio – l’una greve e l’altra grave – stanno provocando un nuovo subbuglio nella vita politica italiana, provocando un severo intervento del presidente delal Repubblica. Nell’intervenire al congresso europeo del Ppe, a Bonn, presenti diversi capi di Stato e di governo tra cui il cancelliere tedesco Angela Merkel, il Cavaliere si è grossolanamente vantato del proprio successo malgrado “le calunnie di tutti i tipi” della sinistra. Ed ha aggiunto che queste calunnie “mi hanno rafforzato, perché la gente dice: ‘mamma mia dove troviamo uno forte e duro con le palle come Berlusconi’ “. Non bastasse, Berlusconi ha aggiunto che “la sovranità in Italia è passata dal Parlamento al partito dei giudici” ma “è una situazione transitoria, stiamo lavorando per cambiare la situazione anche attraverso la riforma della Costituzione”, e giù l’ennesima accusa ai giudici costituzionali (“undici su quindici appartengono alla sinistra”) chiamando anche in causa il Quirinale: “Abbiamo avuto purtroppo tre presdidenti della Repubblica consecutivi tutti di sinistra”. C’è da configurare il reato di attentato alla Costituzione? Lo si vedrà.
Intanto ci sono le repliche durissime dal capo dello Stato e dal presidente della Camera. Il Quirinale ha diffuso una nota in cui è detto che il presidente Napolitano “esprime profondo rammarico e preoccupazione” per “le espressioni pronunciate dal presidente del Consiglio, in una importante sede internazionale, di violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla Costituzione”.

Napolitano “continua a ritenere che, specie per afftrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l’Italia abbia bisogno di quello spirito di leale collaborazione e di quell’impegno di condivisione che il Senato ha appena concordemente auspicato”.
Prende le distanze anche Gianfranco Fini che sottolinea anche lui come la Costituzione “indichi chiaramente il ruolo di garanzia esercitato dalla Corte costituzionale”. Le parole del Cavaliere, dunque, “non possono essere condivise”: “il premier trovi modo di precisare meglio il suo pensiero ai delegati del congresso del Ppe per non ingenerare una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo”.

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