Fini, e se fosse tutto calcolato?

16 Nov 2009

Dunque le cose si complicano per Berlusconi, e non era così difficile prevederlo. Il Fini che oggi giudica severamente il tentativo di massacrare l’intero sistema giudiziario per salvare il premier dai suoi guai non è altro che l’interprete fedele di una linea “law and order” che è profondamente radicata in tutte le destre del mondo. Il berlusconismo l’ha ammorbidita, ma non cancellata. Per questo Fini pone limiti agli obblighi di fedeltà al Capo e per questo il malessere nel Pdl è così profondo. Lo stesso discorso si può fare per la Lega, che cerca di salvare la faccia aggrappandosi all’esclusione del reato di immigrazione clandestina dalla lista di quelli che beneficerebbero del processo breve. Il tutto crea un groviglio micidiale. I finiani chiedono la soppressione della discriminazione a danno dei clandestini perché sanno che il Carroccio non può accettarla: così non attaccano direttamente Berlusconi ma ottengono ugualmente la messa in crisi dell’intero progetto. E Bossi ragiona allo stesso modo.La domanda a questo punto è una sola: è possibile che i cervelli fini del Pdl non avessero previsto tutto questo? Una spiegazione possibile è che lo sapessero bene, ma che abbiano deciso di forzare la mano ad avversari e alleati per costringerli ad accettare come il male minore un eventuale lodo Alfano costituzionalizzato (proposta di Casini) o addirittura il ripristino dell’immunità parlamentare. Tuttavia questo ragionamento si scontra con il fatto che ci vorrebbe molto tempo per approvare l’uno o l’altro di questi provvedimenti, col rischio che i processi in corso arrivino a sentenza.

Allora appare più plausibile che, molto semplicemente, il Cavaliere, terrorizzato da quel che potrebbe accadere se la giustizia facesse il suo corso, abbia deciso di giocarsi il tutto per tutto. Se le cose stanno così, allora l’orizzonte è cupo. Perché né Fini né Bossi sembrano in grado oggi di mettere in crisi il governo. Potrebbero farlo, forse, se avessero un’alternativa di alleanze. Se, cioè, il Centro vagheggiato da Casini e Rutelli fosse già una forza reale e consistente. Ma non è così, e dunque entrambi sono senza sponde. Potrebbero piegarsi, allora, magari in cambio di qualche intervento cosmetico sul processo breve: e il risultato sarebbe di precipitare nel baratro l’intera civiltà giuridica. E se tenessero duro, è facile immaginare che Berlusconi sarebbe capace di tutto pur di salvare se stesso, anche a costo di ridurre il paese in macerie.Eccesso di pessimismo? Magari fosse così. Il guaio è che oggi un’alternativa politica ancora non c’è. Bisogna fare gli auguri a Bersani, e anche a Casini e Rutelli. Qualunque cosa abbiano in mente, la facciano in fretta. Di tempo da perdere non ce n’è più.

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