Giustizia, una riforma tutta per sè

03 Nov 2009

Fedele Confalonieri, amico di lunga data di Silvio Berlusconi, ne ha fatto forse il ritratto più sincero: “Trattare non gli piace. Gli riesce difficile prendere atto che la democrazia pone dei freni. Silvio è un uomo del fare. I freni gli danno fastidio. Ma non è un dittatore come dicono”.La Giustizia con il Parlamento è sicuramente tra i freni che impicciano di più. La bocciatura del Lodo Alfano, per esempio, ha come effetto immediato due morse: la riapertura cioè di due temuti processi a carico di Berlusconi, per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.Per quel che se ne è saputo fin qui, la riforma della giustizia che il ministro Alfano ha in cantiere ripulirebbe la strada dagli ostacoli. Ma solo quella del premier.Gianni Barbacetto, giornalista e scrittore, ha fatto un elenco delle rimozioni in cantiere: 1. La prescrizione breve, ulteriore accorciamento dei tempi, dopo quello già previsto dalla legge Cirielli2. L’inpossibilità di usare le sentenze definitive per altri processi, utile fin da subito per il caso Mills, già inserita soto altro titolo nel testo della cosiddetta riforma del codice penale3. Togliere ai pubblici ministeri la guida della polizia giudiziaria4. Dividere le carriere dei magistrati giudicanti da quelle dei magistrati requirenti5. Spostare a Roma il giudizio su qualsiasi reato eventualmente commesso da ministri, anche prima di entrare in Parlamento. Una sorta di tribunale specialissimo6.

Il decreto sulle intercettazioni7. Il pubblico ministero che diventa avvocato dell’accusa, così come si può leggere nella riforma del codice penale.

A chi può giovare una simile riforma? Perché un giudice, poniamo in un processo di mafia, dovrebbe ricominciare tutto daccapo se già un’altra sentenza ha stabilito che uno dei suoi imputati è mafioso? Il processo si allunga, la macchina della giustizia rallenta. Se il pm perde il controllo della polizia giudiziaria, cade anche l’obbligatorietà dell’azione penale. La divisione delle carriere è un vecchio cavallo di battaglia e sulla pericolosità del decreto sulle intercettazioni si è già scritto molto. Ma se passa anche il principio che l’avvocato difensore ha pari diritti dell’accusa, vuol dire che un giudice sarà costretto ad accettare mille testimoni, convocati in realtà per allungare i tempi e raggiungere la meta della prescrizione.Questa riforma non renderebbe migliore la giustizia, renderebbe solo più facile la strada per Berlusconi. Confalonieri però assicura: “Non è un dittatore”.

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