Il Lodo Alfano, cos’è e come funziona

07 Ott 2009

Il Lodo Alfano è la legge di un solo articolo e otto commi che prevede lo scudo penale per le quattro più alte cariche dello Stato. Prende il nome dal ministro Guardasigilli che a inizio legislatura ha riproposto la sospensione dei procedimeti penali per le alte cariche dello Stato che era già stata presentata nello scorso governo Berlusconi, il Lodo Schifani, bocciato dalla Corte costituzionale nel 2004.
Il Lodo Alfano sospende e congela i processi a carico del presidente della Repubblica, dei presidenti di Camera e Senato e del presidente del Consiglio per la durata del mandato e anche per i fatti che precedono l’incarico. Qualsiasi processo si blocca in attesa che l’Alta carica termini il suo mandato, e nel frattempo è sospeso anche il decorrere del tempo ai fini della prescrizione. Il giudice, in casi eccezionali, può comunque assumere le prove non rinviabili.
La norma si estende a tutti i procedimenti penali, salvo (per il Capo dello Stato e per il premier) gli eventuali reati commessi nell’esercizio della funzione verrebbero dunque sospesi. Continuano però ad applicarsi gli articoli 90 e 96 della Costituzione, i quali prevedono che il Presidente della Repubblica possa essere posto in stato di accusa per alto tradimento e attentato alla Costituzione e che il presidente del Consiglio possa essere imputato per “reati funzionali” previa l’autorizzazione della Camera di appartenenza.
La sospensione del processo, dice la legge, non è reiterabile. Ciò vuol dire che una stessa persona non può godere di una seconda sospensione se, cessata una carica, ne assume un’altra.

Il testo del Lodo prevede espressamente una sola eccezione, qualora il capo del governo venga nominato di nuovo alla stessa carica nella medesima legislatura. Sul punto si trascina però una lunga polemica: l’opposizione sostiene che la norma non è abbastanza chiara da escludere ogni altra possibilità di reiterazione della sospensione.
Se poi, per esempio Silvio Berlusconi cambiasse carica nel corso della legislatura, i processi sospesi immediatamente riprenderebbero il loro cammino. Un emendamento del Pd, accolto dalla maggioranza, prevede in maniera esplicita che nessuno dei quattro vertici dello Stato possa cambiare carica o funzione, nel corso di una stessa legislatura, senza che si riprenda il processo nei suoi confronti. E’ stato eliminato così ogni possibile dubbio interpretativo.
All’esame dei giudici della Corte tre ricorsi, secondo cui il lodo Alfano violerebbe l’articolo 3 della Costituzione che prevede l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, i principi di obbligatorietà dell’azione penale (art.112) e del giusto processo (art. 111). Inoltre, introducendo l’immunità per le quattro più alte cariche dello Stato, questo lodo violerebbe l’articolo 138 della Carta, perché introduce con legge ordinaria una garanzia aggiuntiva, in deroga “alla generale disciplina in vigore per tutti i cittadini”.
Due eccezioni di costituzionalità sono state sollevate dal pm milanese Fabio De Pasquale, che rappresenta la pubblica accusa nei due dibattimenti sul caso Mills e sull’acquisto dei diritti tv a cura di Mediaset dove è imputato Silvio Berlusconi.

Una terza eccezione è stata avanzata dal gip di Roma nell’ambito di un procedimento penale che vede indagato Silvio Berlusconi per istigazione alla corruzione nei confronti di alcuni senatori eletti all’estero durante la legislatura precedente.

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