Il quinto incontro: ma l’Expo è ancora un’opportunità per Milano?

23 Apr 2009

Ma l’Expo è ancora una straordinaria opportunità per Milano? A un anno dalla vittoria su Smirne, dopo il giro di valzer di candidati alle poltrone che contano, l’interrogativo rimbalza tra gli urbanisti riuniti al tavolo del quinto incontro organizzato da Libertà e Giustizia. Federico Oliva, presidente dell’Istituto nazionale di Urbanistica è convinto che può ancora essere un’opportunità, “anche se sono le polituiche costanti a cambiare davvero una metropoli, non certo gli interventi straordinari come quelli pensati per un appuntamento, seppur grande, nel 2015”. Di segno decisamente contrario l’opinione di Andrea Boitani, che insegna Economia politica all’Università Cattolica: “L’Expo non serve a niente, è un evento da fine ‘800. E’ solo una data entro la quale portare a compimento una serie di progetti. Manca un’analisi del rapporto tra costi e benefici sociali.Lo stesso progetto di candidatura è una semplice analisi dei moltiplicatori: più si spende, più si avranno effetti positivi. Ma ogni posto di lavoro in più, è stato calcolato costerà 135 mila euro”. Più cauto Luca Beltrami Gadola, architetto, editorialista del quotidiano la Repubblica, “L’Expo potrebbe essere l’occasione per rimettere in moto questa città, il colpo di reni di cui tutti gli operatori sentono il bisogno. Sarebbe controproducente remare contro, ma continuare a far vigilare, questo è fondamentale. Le 800 pagine del dossier che spiegano l’evento – discutibile che non ne esista una versione in italiano – sono stese da una mano che sembra coinvolta, che non è parte terza all’evento.

I segnali preoccupanti sono molti. L’impronta ambientale è ancora tutta da valutare. Sarebbe bello alla fine, dimostrare che siamo una città capace di far fronte a una sfida collettiva”.
La sala conferenze di Villa Necchi è affollata; il pubblico attento. Gae Aulenti, in prima fila si agita curiosa: “Chi ha firmato il dossier?” chiede. A moderare il dibattito e gli interventi in sala c’è Roberto Rho, responsabile della redazione milanese di Repubblica.
Oliva passa in rassegna successi e flop di grandi eventi in giro per il mondo. L’elenco dei fallimenti è più lungo: “Saragoza, Siviglia, Lisbona hanno insegnato che occorre accompagnare le grandi kermesse con progetti di territorio. A Milano, in effetti, dopo 29 anni almeno un piano regolatore si poteva fare. La nostra capacità d’investire in opere pubbliche e infrastrutture è quasi la metà di quelle di Francia e Germania. Mi accontenterei se il governo investisse i 14 miliardi destinati all’Expo per fare opere utili alla città”.
Quando poi il discorso si sposta sulle regole, tutto si complica. Beltrami Gadola: “In questa città non c’è mai stata vera competizione, piuttosto un sistema di oligopolio diffuso tra immobiliaristi e operatori del settore: più facile accordarsi che farsi la guerra”. Crisi e terremoto aggravano la situazione, secondo Oliva. Quanto a Boitani, cita un solo esempio: “la linea 5 della metropolitana, del tutto inutile, eppure la realizzano. La commissione traffico istituita dal Comune al tempo della giunta Albertini aveva già bocciato il progetto e sollevato più di un dubbio.

Ne facevo parte anche io. Risultato? Commissione sciolta e senza neanche preavviso”.
Intitolata Feeding the Planet, Energy for Life, l’edizione milanese dell’Expo dovrebbe avere al centro dei suoi interessi anche l’agricoltura. Ma Giulia Maria Crespi, padrona di casa in una sede Fai come Villa Necchi e appassionata sostenitrice di sviluppo sostenibile, dal pubblico, sbotta: “Perché nessuno si occupa davvero del Parco Sud di Milano? Recuperare le antiche cascine e sostenere gli agricoltori potrebbe dare benefici a tutta la città. Tutti conoscono i vantaggi della filiera corta, ma sempre più spesso i grandi immobiliaristi si accaparrano le cascine e stringono con gli agricoltori contratti a breve termine. Lo scopo è chiaro: impadronirsi di quelle terre per costruire case e ancora case, fino a soffocare la città”.

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