Tabacci: Berlusconi ha sventrato la Costituzione

23 Feb 2009

Quella che segue è la trascrizione dell’intervista che Sandra Bonsanti ha fatto a Bruno Tabacci, vicepresidente della commissione bilancio alla Camera, ospite della scuola di formazione politica di LeG a Pavia, sabato 21 febbraio.
Sandra Bonsanti: Cosa ne pensi di Franceschini nuovo segretario Pd?Non dobbiamo usare perifrasi, dice Sandra. Intanto vi ringrazio per l’invito e per impegnare un sabato sera in queste conversazioni. Ho parlato con Franceschini questa sera, per fargli gli auguri di buon lavoro. La sua elezione è un fatto assolutamente transitorio. La fusione a freddo non è riuscita, non ha portato i rusìltati attesi da quelli ceh ci credevano, io non ci ho mai creduto fin dall’inizio, tanto che ho fatto una distinzione molto forte nei confronti di un amico come Marco Follini, quando ha fatto la scelta di passare al pd. Il problema politico dell’Italia è quello di trovare una sua normalità, non siamo certo dentro una situazione normale. Un problema, che si prolunga ormai da tre lustri, con l’affermarsi di Berlusconi. Non ne voglio parlare male per definizione, do per scontato che ci sia un comune sentire… Ma la cosa che è preoccupane è che sul pensiero del liberismo, della fuorisciuta dalla Costituzione e sull’equilibrio faticosamente trovato dopo la guerra anche la sinistra ha dato un duro colpo. Oggi ci troviamo come dice il vostro presidente onorario, Gustavo Zagrebelsky, di fronte a una Costituzione mutilata, che mantiene un impianto parlamentare ma di fatto ha percorso una deriva presidenzialista senza avere i contrappesi propri delle democrazie presidenziali.

Berlusconi che è stato eletto con una legge che prevede premio di maggioranza, con il 47 per cento dei voti, e controlla un parlamento come mai a nessuno è capitato, in più ha concentrazione di potere enorme, grazie alla totale acquiescenza dei poteri forti. Disponendo appunto di un potere illimitato, si lamenta di non avere potere sufficiente, cioè la butta in politica. Di fronte alla crisi così rilevante che attraversa tutto il mondo occidentale dice di non avere poteri sufficienti. Ad oggi, ha operato con 35 decreti leggi su cui ha posto voti di fiducia. Credo che la Costituzione l’abbia sventrata al punto di trasformare i criteri di urgenza e straordinarietà propri dei decreti legge in criteri di ordinarietà. Cioè il Parlamento si riunisce ogni venerdì, e fa decreti. C’è un inseguimento dei problemi, non una ricerca delle soluzioni. Un dispiegamento di annunci: stupri, ronde, ecc. Il fatto che lo Stato si ritragga per usare queste forme surrettizie dà conto di un’idea preoccupante, non è buon segno. Però Berlusconi è stato scelto da chi lo ha votato, non posso fare sconti a nessuno. Possiamo ricostruire la storia dal ’94 ad oggi per fare il punto sui furbetti che hanno cercato di cavalcare la storia, immaginando che anche i principi potessero essere calpestati. Il problema è che quando si tratta di principi, e si crede di fare i furbi, di saper portare anche la distorsione a normale sentire, non si sa come può finire.Mi era capitato di andare a trovare Veltroni in Campidoglio, pochi giorni dopo la sua primaria, per dirgli che il primo problema era riportare la legge elettorale entro l’alveo di una struttura costituzionale di tipo parlamentare, perché tutto quanto era accaduto fin lì, compresa l’elezione diretta dei governatori, era di stampo presidenziale, anche la commissione bicamerale di D’Alema era presidenzialista e che siccome era difficile trovare un equilibrio, si sposava la leadership.

Berlusconi su questi terreni è più capace di altri. Dissi a Veltroni, guarda che se insisti sulla storia del Sindaco d’Italia, il sindaco d’Italia lo farà lui. Lo ritengo responsabile di aver promosso sul campo uno che in piazza San Babila a Milano era considerato matto quando aveva annunciato dal predellino la costruzione di un nuovo partito, unificando quelli che c’erano – era settembre – ottobre 2008. Ora risalire la china è cosa complicata. E’ macabro anche tutto questo approfittare della durezza della crisi.
Già, approfittiamo della crisi, dicono in molti. Che vuol dire? Qualcuno pensa che siccome Berlusconi non è in grado di governare la crisi, allora si deve approfittarne, immaginando che la crisi possa darci una mano. Questo discorso è complesso e interpella le modalità di vita dell’occidente. La situazione della leva finanziaria applicata alla cosiddetta finanza creativa credo abbia prodotto una quantità enorme di titoli tossici in circolazione, sul modello delle catene di Sant’Antonio di una volta. Sole che le catene si rompono e quando si rompono, si spezzano a metà. Gli americani in particolare, ma anche noi non abbiamo scherzato, abbiamo tutti vissuto al di sopra delle nostre possibilità, negli ultimi 15 anni, continuando a indebitarci. L’idea che potessero essere i cinesi votati a mantenere gli occidentali, oggi non regge più.Si tratta di ripensare il nostro modello di sviluppo: questo comporta di ritornare alle riflessioni che facevano i nostri genitori.

Forse occorre pensare alle dinamiche demografiche: quanti siamo, e come viviamo.
Non ha creduto fin dall’inizio nel progetto Pd, ma adesso prevedi che questi riusciranno prima o poi a mantenere la fisionomia del pd o vedi un nuovo dividersi, uno staccarsi di una parte che magari può avvicinarsi a voi?Non credo che la crisi del partito democratico sia superabile, perché l’impostazione è su modello bipartitico un po’ ereditato dai modelli anglosassoni che non si addicono alle nostre tradizioni. Avere spinte in quella direzione è stato un errore. Il partito a vocazione maggioritaria voleva dire questo: ma la vocazione maggioritaria è stata più forte nel partito che Berlusconi ha costruito in quattro e quattr’otto. Senza una riarticolazione non può cambiare nulla. Tanto che oggi c’è una crescita di valore della Lega, come forza di contestazione all’interno dell’equilibrio berlusconiano, su tematiche inaccettabili, neppure riconducibili a un disegno di una qualche anche modesta cultura di governo. Eppure c’è chi pensa di poter cavalcare quei temi, da qui tutta una serie di ambiguità, come quelle sul federalismo. Invece di andare in profondità, si preferisce lisciare il pelo in direzione del gattoNel nostro paese ci dono quattro o cinque aree politiche che devono poter vivere e non dobbiamo lasciarle soffocare. Con Bersani non ho difficoltà a trovare punti d’incontro, ma non posso accettare che Bersani faccia il mio capo.

E se non può fare il mio capo non può fare neppure quello di Letta. Tolti Franceschini che ha avuto esperienza con i cristiano-sociali che lo rende più duttile o Rosy Bindi, non è che incorpori la storia democristiana e te la mangi… Ci vogliono provare e ci provassero, però non andranno da nessuna parte.Berlusconi che è molto più rude e per esempio in casi come quello Englaro riesce a catturare in modo strumentale anche cose sulle quali la cultura laica, anche se cristianamente ispirata, dovrebbe essere prudente e più rispettosa, dice che lui ha capacità di movimento e di stumentalizzazione che è enorme, rispetto alle quali l’idea di rispondere da questa parte con il partito unico, è del tutto velleitaria. Poi possono darsi tutte le vocazioni maggioritarie che vogliono, ma fanno il gioco di Berlusconi, tanto che Berlusconi ritiene di scegliersi anche gli avversari di comodo: Di Pietro e Travaglio è quello che serve a lui per dire ecco, volete affidare l’Italia a loro? Questo nasconde l’enormità delle sue contraddizioni e dei suoi conflitti, ma lo fa con abilità enorme. Non per nulla l’unico che lo ha battuto in questi anni e per ben due volte è il professor Romano Prodi che non mi pare venga da una tradizione diversa da quella che ho calpestato io, ci sarà pure una qualche ragione…
Il federalismo è da sempre uno dei tuoi cavalli di battaglia, a che punto siamo, pensi che la situazione sia raddrizzabile o che si vada verso lo sfascio del Paese, anche dal punto di vista finanziario?Giovedì sono intervenuto, si è aperta la discussione generale.

Questo è disegno di legge che origina dal governo fatto da Calderoli e Bossi e dal ministro dell’economia Tremonti. Ha avuto un primo voto al Senato ora arriva al Senato. L’altro giorno si è avviato il dibattito in commissione. Il mio intervento che è stato il primo ha tentato di smontare l’impianto di questo federalismo, perché poi io sono un sostenitore dell’autonomia e il mio pensiero politico e la mia esperienza personale si riconosce nell’intuizione di Sturzo. Ma questo federalismo è un manifesto politico, per la Lega è il terzo tempo dopo la secessione e la cosiddetta devoluzione di alcune materie alle regioni, della rottura dello schema unitario. Io sono un federalista, ma europeo. Penso che l’unico federalismo cui si deve guardare è quello degli stati uniti d’Europa, non lo sminuzzamento della realtà italiana. Questo è manifesto ideologico della Lega, utile per le elezioni europee, Si basa su un presupposto: che al Nord si pagano più tasse rispetto ai servizi che si anno e che il grave sarebbe che noi manteniamo i “terroni”. Dagli studi fatti, si deduce che il muoversi della spesa procapite è del tutto diverso e che con 5 regioni a statuto speciale si può controllare il livello della spesa procapite regione per regione: la regione che spende di più è il Trentino, regione del Nord, se non sbaglio, poi c’è il Friuli e poi la Valle d’Aosta che unisce ai contributi degli italiani anche le attività del casinò.

Non c’è una funzione virtuosa al nord e una viziosa al sud. Ci sono regioni al sud dove le cose vanno molto male e la qualità della spesa è pessima, penso alla Calabria, ma questo non è il modo di risolvere il problema, piantando bandierine su slogan vuoti, ma andando in profondità. Una volta c’era l’imposta di famiglia che rappresentava dfino al ’74 l’imposta principe dei comuni. Veniva concordata attraverso serie di segnali che andavano per esempio sul tenore di vita. L’applicazione era scaricata sulle spalle degli impiegati comunali. Con l’introduzione di decreti a favore della spesa storica (decreti Stammati), dal ’75 si preferì un’altra strada. Ma fino ad allora c’era un confronto diretto tra interesse dell’amministrazione e difesa del cittadino, del capofamiglia che voleva spendere sempre meno. C’era anche allora evasione, ma non ai livelli di oggi. Abbiamo centralizzato la spesa e ridotto i controlli. L’autonomia non è libertà di spendere, l’autonomia è complessiva se c’è anche controllo delle entrate. Nell’ottica di Calderoli si pensa di fare arrivare un po’ di soldi in più alle regioni del Nord conservando i vantaggi del cosiddetto riequilibro alle regioni del sud, mantenendo i vantaggi delle regioni a statuto speciale. Guardate, i conti non tornano, delle due l’una: o questo è un manifesto ideologico, oppure se è vera, devono aumentare le tasse.
Ci sono due voci su cui riflettere: il 28-29 per cento dell’economia italiana è in nero; per l’Istat il 18,5 per cento è economia non censita, irregolare.

Se considerate 1600 miliardi di euro il dato complessivo del pil, il 18,5 è una somma vicino ai 300. Poi l’Istat aggiunge di non aver indagato l’economia informale, quella minuta, che sfugge ad ogni controllo che dovrebbe essere, secondo me, quella parte tollerata della nostra economia, quasi un elemento di flessibilità, e che sono altri 90, in più ci sono quasi 100-120 miliardi che è il fatturato della malavita spa. Se sommate queste tre voci, trovate che tutti gli anni c’è una riduzione della base imponibile enorme, per cui chi paga le tasse trova le aliquote insopportabili e chi non le paga, non gliene frega niente. In più ci sono 3 milioni di lavoratori irregolari, in nero, prevalentemente extracomunitari e concorrono a fare il Pil, senza esistere. Ora il federalismo vuole fare emergere queste due voci? Se sì, probabilmente si troverebbero risorse per spalmare su scala nazionale, si può fare un patto nuovo, ma se l’obiettivo non è questo, se si deve inventare la storia dei terroni, badate che a Milano sono 160 mila i lavoratori in nero.. Non puoi pensare di fare la morale, quando nelle valli bergamasche hai il padroncino che ha sfruttato un po’ di lavoratori di colore a pochi euro e poi pensa che alla sera li deve nascondere perché danno fastidio alla vista…Sotto di noi ci sono un miliardo di africani premono. Vivono con 80 centesimi al giorno quando noi spendiamo due euro per ogni capo di bestiame in Europa. Questi che passano il deserto libico e s’imbarcano scommettendo sulla loro vita e noi dovremmo pagare Gheddafi sperando che fermi la tratta di disperati di questa proporzione.

Ma come? Coi fucili? Quello che viene disconosciuto nelle condizioni della crisi di oggi è che noi negli ultimi 35 anni abbiamo avuto un raddoppio demografico mondiale. Siamo passati dai tre miliardi a sei e 100. La serie storica per i demografi è questa: ai tempi di Cristo c’erano 300 milioni di persone; nell’anno 1000 poco più di 300 milioni, il primo miliardo scatta nel 1800. Nel 1970 la terra ha tre miliardi di abitanti, nel 2005 ne ha sei miliardi e 100 milioni. Nel 2030 sono attesi otto miliardi. Dei 6 e 100 di oggi, tre sono concentrati in Asia, India e Cina e penisola indocinese. Poi c’è un’altra considerazione da fare: il cittadino cinese consuma un centesimo dell’energia di un cittadino americano, in termini di metri cubi di gas e barili di petrolio. Se il cinese volesse fare l’americano, ci vorrebbero quattro pianeti per reggere alla domanda di energia. Qui sta il problema della crisi. Altro che titoli tossici. Cosa è successo? Poiché i cinesi producevano molto di più di quel che consumavano, hanno utilizzato quei guadagni per sostenere i debiti degli americani. I mutui subprime li tiravano dietro ai cittadini americani. E così forse scopriremo per le carte di credito. Ma l’operazione non regge più. Non possiamo più vivere al di sopra delle nostre possibilità.Per fare un discorso di questa natura, che nessuno vorrebbe sentirsi dire, ci vuole un’autorità morale indubbia, non solo politica. Berlusconi non può farlo.

Sostiene anzi che il problema della crisi è legata a come i giornalisti hanno informato. E che se gli italiani cambiano il loro modello di consumo invece di aiutare l’uscita della crisi s’ingabbiano ancora di più. E’ il principio del venditore di almanacchi di Leopardi. Il venditore incontra il passante e tenta di piazzargli l’amanacco nuovo. Perché dice quello? Perché l’anno che viene è migliore di quello che è passato. Però il 2009 è peggiore del 2008. E come faccio a comprare gli almanacchi di Berlusconi?

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