Patronati sindacali, An sfida An

23 Feb 2009

L’attacco è diretto, pesante e ultimativo: gli istituti di patronato delle organizzazioni sindacali in Italia e all’estero ricevono un sacco di quattrini dallo Stato per gestire pratiche (pensioni, assistenza, invalidità, ecc.) che dovrebbero/potrebbero essere sbrigate da altre strutture pubbliche, e all’estero dai consolati, dirottando su quelle e questi il “formidabile e grave impegno finanziario” pubblico. E poi, siamo certi che i Patronati utilizzano bene i finanziamenti? Quali e quante verifiche e ispezioni sono state effettuate e con quali risultati? E quante sono, e dove, le sedi estere dei Patronati? L’attacco è stato mosso, via interrogazione ai ministri degli esteri e del lavoro, dal deputato Marco Zàcchera, esponente di An. E il destino – davvero cinico e baro, almeno questa volta – ha voluto che la risposta fosse firmata proprio da un collega di partito che è anche sottosegretario agli esteri: Alfredo Mantica. Il quale non solo ha liquidato uno per uno tutti i sospetti, ma ha ammesso, con apprezzabile onestà, il grande ruolo sociale che i Patronati svolgono; la notevole quantità delle ispezioni (enumerate peraltro puntigliosamente) e, da esse, la conferma dell’ assenza di rilievi sostanziali (al più isolati “errori di statistica”). Insomma, tutto bene e tutto anzi da valorizzare.A edificazione di chi ha a cuore la vitalità del sindacato anche in questo delicato e importantissimo settore, e con sicura delusione dell’on. Zàcchera, varrà la pena di cogliere, dalla risposta del sottosegretario Mantica, i più significativi dettagli.

Intanto ai Patronati – la cui opera nei confronti dei lavoratori è gratuita, ha sottolineato lo stesso rappresentante del governo – non sono erogati affatto “formidabili” finanziamenti: appena lo 0,226% del gettito dei contributi previdenziali incassati da Inps, Inail, Inpdap, Ipsema-marittimi, e per le sedi all’estero circa 280mila euro del ministero degli esteri. Poi, la gestione di questi fondi è sottoposta a controlli del ministero del lavoro attraverso ispezioni ordinarie e straordinarie nelle sedi regionali (233), in quelle provinciali (1.795) e in quelle zonali (5.291). Le sedi all’estero sono 363 in ventiquattro paesi: quelli di massima emigrazione italiana. Solo l’anno scorso e solo all’estero, le ispezioni a campione (dieci gruppi, ciascuno di due ispettori) hanno interessato dieci stati, 84 sedi e 38 città. Insomma, “la capillarità della distribuzione territoriale” delle sedi di Patronato e questo po’ po’ di dati “consentono di confermare – sottolinea Mantica – il valore sociale dell’attività degli istituti di patronato cui la legge del 2001 attribuisce funzioni più ampie ridefinendone il ruolo in un’epoca di grandi trasformazioni della società e di nuove modalità produttive”. Di più: “I Patronati oggi appaiono sempre più impegnati nel passaggio dalla funzione storica di tutela dei diritti dei lavoratori, economicamente e culturalmente meno abbienti, nei confronti degli istituti previdenziali, ad una funzione di ‘sportello’ per il cittadino lavoratore a cui consentono, tramite il servizio di informazione e consulenza, l’accessibilità ai servizi di welfare nella più ampia accezione del termine”.

Non parliamo poi della loro funzione fuori d’Italia: “Essi svolgono effettivamente all’estero un servizio di pubblica utilità e costituiscono un importante raccordo tra i connazionali e gli uffici consolari, specie in materia pensionistica”. Nemmeno una parola infine, manco un accenno nella risposta del governo alla bislacca proposta di trasferire ad altri organi le funzioni dei Patronati.Soddisfatto, onorevole Zàcchera? Certamente non quanto i Patronati.

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