Il militare e il prigioniero

13 Gen 2009

Con quel che sta succedendo nella Striscia di Gaza anche questo episodio, pur del tutto secondario rispetto alla strage che si sta consumando, ha la sua rilevanza per il tartufismo che tradisce. Molti hanno visto in televisione le impressionanti immagini del soldato israeliano che spara a bruciapelo un proiettile (presumibilmente di gomma) ad un palestinese legato e bendato che aveva protestato contro la barriera che corre a Na’alin, in Cisgiordania. Con un’interrogazione al ministero degli Esteri, Roberto Giachetti, deputato del Pd, aveva chiesto quali iniziative il governo intendesse prendere “perché si faccia chiarezza sulla esatta dinamica dell’accaduto che, se confermato, apparirebbe di assoluta ed estrema gravità e indegno di una grande democrazia qual è lo Stato di Israele”.
Gli Esteri – questa è stata la risposta della sottosegretaria Stefania Craxi – seguono “con attenzione l’evolversi del processo penale avviato nei confronti dei militari israeliani coinvolti nella vicenda”. In effetti la Corte suprema di giustizia di Israele ha sospeso l’applicazione dei provvedimenti assunti nei confronti del comandante del battaglione cui apparteneva il soldato responsabile dei fatti. La sospensione è stata decisa in quanto i provvedimenti adottati in prima istanza sono stati ritenuti troppo lievi: “condotta immeritevole” era l’accusa mossa nei confronti di comandante e soldato che è stata contestata, perché ritenuta giustamente insoddisfacente, da una serie di organizzazioni umanitarie israeliane che hanno fatto ricorso appunto alla Corte suprema reclamando che l’accusa sia mutata in “abuso di detenuto”.
Non sappiamo come sia andata a finire, né in fondo importa saperlo almeno qui e ora.

Ma sappiamo che cosa pensa della vicenda il governo italiano ed in particolare il ministero degli esteri, e come giustifica la rinuncia a qualsiasi iniziativa: “Un passo ufficiale nei confronti delle autorità israeliane – ha risposto per iscritto, nero su bianco, la sottosegretaria Craxi – rischierebbe di apparire come un tentativo di influenzare la pronuncia della Corte e come una mancanza di fiducia nei confronti del sistema giurisdizionale dello Stato d’Israele. Un sistema che offre invece ogni garanzia di rispetto dei requisiti di indipendenza ed imparzialità del giudizio”. Chiaro? Non si deve. Punto e basta.
Libertà e Giustizia ha voluto chiedere un commento al destinatario della risposta del governo. “Com’è noto sono amico di Israele – ha replicato con sgomento e amarezza Roberto Giachetti – e proprio per questo avevo chiesto al governo di accertare la dinamica di un episodio grave. La risposta della sottosegretaria Craxi è imbarazzante: tacere e nascondersi per non ingerire nelle decisioni della Corte? Avevo chiesto solo chiarezza e verità. Mi si contrappone la politica dello struzzo”.

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