Storia di un cactuse di una via senza ritorno

05 Gen 2009

2009: ripartiamo. Da dove? Perché non dalla storia di Berlusconi e della pianta rara, che lui stesso ha raccontato con dichiarato stupore al suo “Giornale” per l’ultimo dell’anno. “Di recente mi è stata avanzata l’offerta di acquisto di una pianta rara per il mio parco botanico in Sardegna. Il prezzo era di 50.000 euro senza fattura e di 100 mila euro con la fattura. Se si arriva a questo punto di sfrontatezza quando c’è di mezzo il Presidente del Consiglio, significa che questa prassi è ritenuta addirittura normale”.
A noi vengono in mente altre ipotesi oltre a quella della sfrontatezza, attinenti alla sfera del costume praticato e predicato dal Premier in fatto di regole, legalità, correttezza e via dicendo, in ormai tanti anni di scena pubblica. Comunque, ben venga l’indignazione se l’ episodio è servito a far capire al cavaliere quanto sia diffusa l’evasione nel nostro Paese. La pianta rara immaginiamo svetterà a Villa Certosa, simbolo dell’Italia che spende in tempo di crisi, che investe, che ha fiducia nel futuro.
L’intervista di Berlusconi al Giornale è importante però anche perché in poche righe conclusive il Presidente del Consiglio riassume il suo progetto per quell’Italia che sarà lieto di affidare al suo successore, un’ italia più “moderna” in tutti i comparti, “dalla Pubblica amministrazione alla Giustizia, dalla scuola alle infrastrutture”, e lieto “di averne fatto una democrazia moderna e bipartitica, con due grandi partiti in gara per il bene dell’Italia, un presidente eletto dal popolo, una sola Camera legislativa con meno parlamentari e un premier con gli stessi poteri dei suoi colleghi europei”.

Ripartiamo dunque da qua, da questo progetto. Per sottolineare ancora una volta quanto esso sia estraneo all’impianto della nostra Costituzione e soprattutto quanto sia in contrasto con le lezioni della storia italiana. Oltre Berlusconi, oltre il fatto che oggi ci sia lui a coltivarlo e a volerlo imporre. E’ un progetto che con altri protagonisti potrebbe essere “buono” per gli italiani, portare più democrazia, più libertà, più giustizia sociale, più sviluppo e così via? E’ un progetto che consegnerebbe agli italiani un paese più moderno?
No, è solo un progetto che svela una unica preoccupazione: quella di creare una situazione in cui un presidente della Repubblica forte di una elezione popolare non si trovi davanti alcun confine, alcun potere di controllo. E’ senza mezzi termini un progetto “eversivo”. Un sistema che non esiste nelle moderne democrazie. Né in Europa né negli Stati Uniti. Basta pensare alle difficoltà che sta avendo Obama a trovare “ministri” che superino il voto del congresso, ancora così sensibile ai conflitti di interesse di varia natura.
In una bella intervista sulla CNN del politologo Fareed Zakaria a Bernard-Henri Levy sul conflitto fra Israele e la Palestina, Zakaria sottolineava che Hamas aveva vinto le elezioni. Levy ha risposto: “Non vuol dire nulla, la storia ce lo insegna, puoi essere eletto dal popolo e diventare la maledizione del popolo stresso”.
La nostra storia ci dice che la via italiana alla democrazia non passa per il potere assoluto, o il potere senza controlli.

Non possiamo sperare nella nascita di grandi leader, di una classe dirigente illuminata. Viviamo nella mediocrità: della politica, della cultura, della società civile, dell’informazione. Viviamo cercando di non guardare alla realtà, cercando rifugi alla delusione.
Uno con tanto potere potrebbe portarci dove vuole lui, in uno splendido parco di piante rare e in una strada senza ritorno.
P.s.Quando è uscita l’intervista, l’opposizione ombra era in vacanza. Peccato, chissà cosa avrebbero detto sulle piante rare.

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