Libertà, la sua religione

16 Dic 2008

SCALFARI Mezzo secolo insieme // Lui poteva permettersi quasi tutto, perché niente poteva intaccare quella sua natura avventurosa e onesta, curiosa di tutto e di tutti, fedele con i vecchi amici, generosa con chi era in difficoltà, attenta, colta, semplice e nobile. Poteva inventare giornali, essere soprattutto un grande editore, e non aver mai chiesto nulla a un direttore, mai raccomandato una linea politica.
Poteva consentirsi l’amicizia dei grandi intellettuali e politici insieme a quella di personaggi usciti dalle nebbie della cronaca. Imparava e ascoltava come pochi sanno fare, anche se non era d’accordo del tutto.
Un giorno, durante i miei sette anni di direttore del “Tirreno” , mi chiamò e mi disse: “Una mia vecchia amica fa una mostra a Pisa: credi di poter fare dieci righe?”. Era quasi imbarazzato, divertita io. Finalmente l’editore mi chiedeva qualcosa.
Carlo Caracciolo è stato veramente unico nella storia della cultura italiana. Il suo amore per i giornali una passione assoluta, il suo interesse per l’informazione raro e genuino. Sorrideva sempre quando si parlava della carta stampata, col suo sguardo dolce e indagatore. Io l’ho conosciuto come editore di Repubblica, come editore dei giornali locali e come fondatore di Libertà e Giustizia. E c’è un filo che lega ogni suo impegno, quell’irresistibile desiderio di conoscere nel profondo la vita, le cose che accadono, i retroscena, i protagonisti grandi e piccoli della storia.

I suoi giudizi solo apparentemente erano leggeri e scherzosi: Caracciolo ha avuto una grande passione civile, ha cercato la parte buona della politica, si è molto arrabbiato quando non l’ha trovata, e non si è dimenticato le delusioni, i tradimenti, i passaggi da una parte all’altra. Perché era altrettanto severo con se stesso anche se camuffava i suoi eroismi di antifascista giovane e coraggioso col vezzo di chi racconta le gesta di un altro, comunque gesta che non si poteva non fare, perché l’Italia era la sua patria e la libertà la sua religione.
E l’Italia di oggi gli piaceva molto poco, ma ancora meno gli piaceva lamentarsene. Chiedeva: cosa possiamo fare? E poi: chi saprebbe farlo?
Oggi non si usa più dirsi di destra o di sinistra. Caracciolo ha avuto amici con i quali non condivideva certo le idee politiche, ma nei quali trovava doti umane o intellettuali che lo compensavano. Era il “Principe rosso” che voleva che tutti potessero parlare e scrivere. Soprattutto sui suoi giornali, quelli che aveva inventato quando stava nascendo dalle macerie della guerra e che ha continuato a inventare e sostenere fino all’ultimo respiro. Libertà e Giustizia perde un grande amico, un socio fondatore. Cercheremo di essere all’altezza della sua fiducia.

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