Cossiga e Berlusconi

24 Ott 2008

Per adesso, nessuno apparentemente lo ha preso sul serio. Mi riferisco ai suggerimenti che l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga sta elargendo rispetto a come trattare con il movimento degli studenti: lasciare che devastino, infiltrarli e poi, dopo che hanno devastato ben bene, picchiarli e picchiare anche i professori.
Ci sarebbe da mettersi a ridere. Il male è che qualcuno ancora oggi ricorda bene quando trent’anni fa questa era la strategia del Viminale retto da Cossiga. Ricordo una sera che parlammo con un gruppo di professori romani, vecchi amici, reduci da un incontro al Ministero dell’Interno dove si erano recati a chiedere al ministro perché non facesse qualcosa per impedire le azioni degli autonomi che “devastavano” l’università. Costoro, storici e filosofi, erano allibiti: “Ci ha risposto che gli autonomi sono una spina nel fianco del Pci e dunque conviene lasciarli fare”. Allibiti è dir poco. Rosario Romeo non si dava pace e lo stesso Gennaro Sasso, Gilmo Arnaldi e gli altri. Nessuno di loro era comunista, ma nemmeno tanto anticomunista da voler piegare alle ragioni di una politica anti Pci le ragioni dell’agibilità universitaria.
Chissà se Berlusconi, con il suo agitare la polizia non avesse a mente quei tempi, in cui infiltrati, servizi segreti deviati, piduisti d’ogni genere pullulavano nei ministeri più importanti e creavano quei torbidi collegamenti che consentirono alle brigate rosse e all’eversione fascista di spargere disordini e lutti in tutto il Paese.

Voglio dire che una democrazia ancora debole e traballante, sempre così attratta dal primo sobillatore di turno come la nostra, non è mai senza pericoli. In questa ottica devo dire che le manifestazioni degli studenti e dei professori fino ad oggi sono riuscite a dare una bella lezione. A chi non è accaduto di incontrarli comunque nelle nostre città. Intenti a seguire lezioni all’aperto, in un silenzio esemplare, o ad attaccare i loro striscioni sui ponti e sui monumenti, a chi non è accaduto di scambiare qualche parola e qualche riflessione su ciò che sta accadendo… E mi piace questo loro distacco non dalla politica, ma dai partiti. Mi piace perché non è disimpegno, ma è un messaggio fortissimo che stanno mandando a maggioranza e anche all’opposizione. Dicono che non si fidano, che riconoscono scarsa attendibilità, chiedono di non esser strumentalizzati.
Non fanno di tutt’erba un fascio, ma sanno benissimo che in fatto di scuola e ricerca chi è senza peccato può lanciare la prima pietra. Sanno che oggi c’è una bella differenza fra le cose che dice Veltroni e le minacce di Berlusconi. Sanno tutto del ’68, e degli anni settanta, sanno come sono andate le cose in Francia. Conoscono la Finanziaria e la legge Gelmini, sono informati, sereni, decisi. Sarebbe un peccato grave se i fantasmi evocati da Cossiga e dal presidente del Consiglio trovassero spazi in questa civile azione di democrazia.
E sarebbe un peccato se l’opposizione non riuscisse a capirli e sostenerli senza tentare di adoprarli questi giovani donne e giovani uomini, che chiedono un po’ di attenzione, fra un crollo delle borse e un desolante scontro di potere.

E’ difficile, si cammina su un confine sottile. Ma a me danno una gran gioia, quando per strada mi porgono un pezzetto di carta e sorridono e salutano come gli adulti non fanno più.

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