Senso di solitudine di fronte ad una democrazia piccola piccola

10 Lug 2008

Cara Sandra, quando l’altro giorno sono salito sul palco di piazza Navona ed ho visto tutta quella gente, tutti quei miei coetanei, ho provato un grande sollievo. L’indignazione individuale trova conforto nella condivisione del medesimo sentimento con altri cittadini.Ho aperto la manifestazione spiegando le ragioni della mia partecipazione.C’ero perché credo che si debba essere tutti uguali davanti alla legge senza distinzione alcuna.C’ero, portando come argomentazione principale contro il c.d. lodo Alfano e il c.d. emendamento blocca-processi le parole chiarissime del documento in difesa della Costituzione promosso dal Prof. Pace, dal Prof. Onida, dal Prof. Zagrebelsky e da tanti altri costituzionalisti.C’ero per denunciare la presunzione del Governo in carica e della maggioranza parlamentare che lo sostiene che ha imposto al nostro Paese un’agenda delle priorità totalmente sbagliata.Sapevo di assumermi una grande responsabilità. Ed è per questo che ho voluto concludere il mio intervento con una considerazione, un appello e una citazione.La considerazione: quella non era una manifestazione contro il Partito Democratico.L’appello: solidarietà umana e politica al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E la Piazza ha condiviso le mie parole con un grande applauso.La citazione. Ho chiuso il mio intervento cercando di spiegare le “ragioni” ideali che mi spingevano ad essere in piazza citando una frase del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che voglio qui riportarti: “Potere può essere un sostantivo nel nostro vocabolario ma è anche un verbo.

Poter convivere, potere essere sereni, poter guardare in faccia l’interlocutore senza abbassare gli occhi, poter ridere, poter parlare, poter sentire, poter guardare in viso i nostri figli e i figli dei nostri figli senza avere la sensazione di doverci rimproverare qualcosa, poter guardare ai giovani per trasmettere loro una vita fatta di sacrifici, di rinunzie, ma di pulizia; poter sentirci uniti in una convivenza che non può restare vittima di chi prevarica, di chi attraverso il potere lucra.”Purtroppo il senso della manifestazione, l’onestà intellettuale dei tanti partecipanti e le “ragioni” politiche della manifestazione, sono scivolate in secondo piano di fronte allo “spettacolo” di alcuni comici.Personalmente ho vissuto con “sdegno” l’intervento di Sabina Guzzanti. Fuori tema e volgare. Le parole contro il Papa sono il sintomo di un certo laicismo che odia chiunque porti dentro di sé il lume della fede.Le parole usate per descrivere il Ministro Carfagna sono state di una violenza disarmante. Come può una donna parlare di un’altra donna in quel modo.Ho cercato di spiegare alla Guzzanti tutto il mio disappunto per il suo intervento, ma lei mi ha risposto dicendomi:” ma tu chi sei!”.E’ vero. Io non sono nessuno. Sono solo un cittadino. Un cittadino che si sente un po’ solo.Solo di fronte ad una democrazia che, a breve, dopo l’approvazione del c.d. Lodo Alfano, non sarà più la stessa. Solo di fronte a chi, sfruttando una manifestazione pacifica e composta, “vomita” odio e disprezzo per tutto e tutti.Solo perché non trovo nessuno che possa rappresentare il mio modo composto ma deciso di non condividere le decisioni del Governo.

La solitudine non mi fa paura.Ciò che mi fa paura è l’annichilimento delle coscienze, l’indifferenza, il timore di esprimere il proprio dissenso.Chiudo con una citazione di Dossetti: “Chiedo che sia compresa l’ansia di coloro che desiderano essere il pungolo per quello che c’è ancora da fare”.Credo che per costruire una valida alternativa culturale e politica che voglia davvero cambiare il nostro Paese, servano persone e soggetti della società civile che continuino ad interpretare il ruolo di “pungolo” verso coloro che si propongono come alternativa.
* L’autore della lettera a Sandra Bonsanti ha fondato l’associazione “Giovani per la Costituzione” e ha aperto con il suo intervento la manifestazione dell’8 luglio a Roma

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