Marc Lazar incontra LeGI miei tre punti per capire l’Italia

28 Mag 2008

“Invecchieremo tutti con Berlusconi”. Con un calcolo matematico Marc Lazar, il politologo francese che studia le sinistre europee, spiega quella che definisce l’Ossessione B. “Domina l’Italia dal ’94, dunque da 14 anni, governerà per tutta la legislatura, altri 5 anni, ai quali si aggiungono i 7 che vorrebbe fare da presidente della Repubblica: 26 anni. Più del fascismo”.L’Ossessione B., illustrata a Firenze, nel corso di una riuscitissima cena con i soci di Libertà e Giustizia, è il cardine di una riflessione in tre punti che sarà l’ossatura del prossimo saggio sull’Italia. Durante l’incontro, cui hanno partecipato anche Roberto D’Alimonte, Aldo Schiavone e lo studioso francese Gerard Grundberger, anticipa il ragionamento che parte dall’attualità politica e con il conforto della storia, cerca di leggere il futuro del nostro paese. “Il punto di partenza è l’antipolitica; quando cade il governo Prodi e poi con l’annuncio delle elezioni, c’è una strana tensione. C’è un doppio rischio all’orizzonte: l’astensionismo, da un lato, la dispersione dei voti per protesta, dall’altro”, osserva Lazar. “E invece il partito del non voto registra il 19.6, certo il miglior risultato nella storia della Repubblica, ma un risultato relativo; in Francia sarebbe stato interpretato come positivo. Quanto al voto di protesta, alla fine il bipartitismo tiene: oltre l’80 per cento dei cittadini sceglie i due schieramenti, Pdl o Pd. Di solito quando c’è un processo che va verso il bipartitismo, ci sono maggiori resistenze.

Per concludere quella dell’antipolitica si è rivelata più una minaccia che altro”. Ma la lettura di un fenomeno che ha sorpreso gli analisti di casa nostra oltre che quelli d’oltralpe, non può fermarsi al “gattopardismo, al tutto cambia perché nulla cambi”. Lazard non può fare a meno di notare la stranezza: “questa volta, gli italiani si sono lamentati di una campagna elettorale dai toni fiacchi, proprio mentre negli anni precedenti accusavano i politici di usare toni troppo accesi”. Il risultato è quello di una “aspirazione alla normalità, favorita da un’offerta politica, concorde nel creare un clima un po’ più tranquillo”. Il dubbio di Lazar: “non è sempre stato così nella storia di questo paese? Ogni volta che l’Italia è sull’orlo dell’abisso, c’è il tentativo di calmare gli animi da parte degli attori politici”. Il politologo pensa al ’48, trova che il confronto-scontro tra i vecchi Dc e Pci non sia così lontano da quello Pdl-Pd.Quanto a Berlusconi, gli riconosce “l’abilità di aver aggregato le destre italiane, come Sarkozy in Francia”, e di averlo fatto “in un momento in cui la sinistra è sempre più divisa”. Le similitudini tra Roma e Parigi si sprecano: “queste nuove destre sono fortemente legate a un leader e trovano terreno fertile in paesi dove la Sinistra non è mai stata forte”. Il terzo punto è tutto sociologico, “l’elettorato della sinistra si riduce a un corpo sociale preciso: ha tra i 30 e 40 anni, vive in città ed è un lavoratore del settore pubblico”; quello di Berlusconi “si fonda su due pilastri, il primo di commercianti, piccoli imprenditori e professionisti, l’altro di gente con basso livello di istruzione, poco politicizzati, impauriti dalla globalizzazione”.

Questa volta, Berlusconi ha vinto bene ma si trova per così dire “con le spalle al muro”, è costretto a guidare il paese senza commettere errori: “non potrebbe più dare la colpa alla sinistra, non può permettersi di sbagliare. Ce la farà?”.

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