Berlusconi e il “sudiciume”

10 Apr 2008

Elisa, donna forte del Mugello, mi chiama per dirmi: “Ho tanta pena per domenica”. E’ preoccupata. Paura, no, non ne ebbe mai e non ne ha nemmeno oggi, lei che viene da una famiglia cattolica e oggi sta con Veltroni. Elisa è in pena, per quell’Italia che domenica sarà ancora spaccata in due, divisa da un solco profondo che spesso rende difficile comunicare fra i due opposti, capirsi, intendersi. E da 15 anni ormai vede il solco che la separa sempre più netto, sempre più insondabile, niente ponticelli o passerelle che uniscano due sponde.
Dalla sponda di Elisa, il responsabile di questa situazione ha un nome e un cognome e si chiama Silvio Berlusconi. E’ lui che ha distrutto il tessuto che teneva insieme la società italiana, nelle sue complessità e diversità ovvie e meno ovvie, storiche, più o meno antiche, ma comprensibili, “accettabili” e superabili. Oggi invece dall’altra parte c’è un’Italia che voterà attratta da comportamenti e parole che appaiono e sono assolutamente ai limiti della legalità istituzionale, della correttezza, della civiltà.
Elisa chiama tutto questo “il sudiciume”, e sta passando queste ultime ore di campagna elettorale a battersi perché domenica e lunedì non vinca il sudiciume. Ha trovato la parola giusta, quella che cercavamo da giorni per definire i più recenti propositi del cavaliere, i suoi assalti al Quirinale, ai vertici della istituzioni, alla Corte Costituzionale, ai magistrati. I suoi inni: chi beatifica un mafioso morto come Mangano, forse non lo fa per niente, forse si aspetta qualcosa dai suoi amici vivi e come sempre attenti ad ogni segnale che venga dalla politica in tempi di elezioni.

I boss della Cupola aspettano ad esempio il carcere morbido, vorrebbero non morire dietro le sbarre.
Non era mai accaduto davvero nella storia della Repubblica che un candidato a governare il Paese si sognasse di dividere i vertici delle istituzioni quasi fossero squadre di calcio: tu da questa parte del campo, lui dall’altra. Questo a me, questo a te. Diceva Bobbio, nel suo sforzo di analizzare la natura vera di Berlusconi e del “tiranno” che è in lui: “Berlusconi ritiene in fondo, che per lui sia lecito quello che i comuni mortali sognano”. Ma Bobbio, quando faceva questa analisi, non aveva, per sua fortuna, assistito all’ultimo stadio del berlusconismo: le mani sulla Costituzione e sulla giustizia, concretamente, le leggi vergogna e la riforma bocciata dal referendum, la difesa della mafia, e l’attacco al Quirinale.
Può essere davvero che oggi i comuni mortali sognino quell’Italia che piace al cavaliere? Può essere che domenica e lunedì vinca “il sudiciume”?
Quando Veltroni cominciò il viaggio in Italia e inaugurò l’era del dialogo, della campagna senza odio, alcuni scrissero che anche Berlusconi era cambiato e che in questa fase della sua vita prevaleva la voglia di passare ai posteri come “statista”, grande leader della destra italiana. Come sempre, chi dubitava fu tacciato di voler “demonizzare” l’avversario, quasi preda di un sottile e perverso piacere fisico. Nessun piacere, neanche oggi, a dire che forse avevamo ragione. Chi può godere di veder confermata la certezza che tutto, o quasi tutto ciò che il cavaliere tocca si tinge di oscuro, appartiene alla sfera della non cultura, di una non civiltà, di una destra senza valori, ma con tanti “interessi” che non esiste altrove e che ci fa rimpiangere una destra vera, seria, non cialtronesca, non commediante e non eversiva che non ci spaventa, non ci dà “pena”? Chi può godere del “sudiciume” che come un tempo fece il fascismo, oggi Silvio Berlusconi evoca in tanti italiani, pescando nel loro intimo e facendo emergere il peggio di ognuno?
No, nessuna soddisfazione nella conferma della vera natura del cavaliere.

Solo voglia di battersi, ancora in queste ore che ci separano dal voto, affinché non manchi nessuno all’appello dei garanti di Libertà e Giustizia e di Gustavo Zagrebelsky: chi si astiene, vota Berlusconi.

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