Lo scontro fra “cattolici” e “laici” all’interno del Partito democratico non è soltanto normale dialettica o semplice fibrillazione. E’ una litigiosità che ripropone una decrepita divisione volta esclusivamente ad ottenere posti e poltrone nella guerra delle candidature. LeG invita Veltroni a ricomporre l’odioso battibecco: è ineludibile il rispetto delle decisioni prese e sottoscritte da dirigenti e militanti che d’ora in poi hanno il dovere di accettarle oppure devono dimettersi.
Riproporre nel partito nuovo gli insopportabili scontri per la visibilità e per il potere è un errore gravissimo.
Discutere se i “cattolici” del Pd in Parlamento debbano essere 100 o 130 o 150 oppure se sono troppi o troppo pochi i nove radicali concessi da Veltroni è assolutamente allucinante, anacronistico e incomprensibile alla maggior parte degli elettori. Le divisioni tra bande restino confinate tra le tifoserie calcistiche; un partito che si dica nuovo non ha bisogno di dare nomi e quote a tutte le sue anime, nel rispetto della Costituzione, della laicità dello Stato e quindi dell’autonomia del singolo parlamentare.
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