Tolta a De Magistris l’inchiesta Why not

20 Ott 2007

Redazione

ll corsivo di LeG // La Procura generale di Catanzaro ha avocato l’inchiesta Why Not sul presunto uso illecito di finanziamenti pubblici di cui era titolare il pm Luigi De Magistris. Dopo le notizie sull’iscrizione nel registro degli indagati del Guardasigilli Mastella, il magistrato, finito nell’occhio del ciclone proprio per il fascicolo ceh coinvolgerebbe anche Romano Prodi, non può più occuparsi delle indagini sul caso.L’avocazione è stata disposta dal procuratore generale facente funzioni, Dolcino Favi, e sarebbe stata motivata da una presunta incompatibilità di De Magistris nel procedimento legata alla richiesta di trasferimento cautelare d’ufficio che è stata fatta nei suoi confronti dal ministro Mastella. Nel caso specifico sarebbe stato ravvisata una incompatibilità nel procedimento da parte di De Magistris proprio per il coinvolgimento del ministro. La situazione determinatasi dopo la richiesta di trasferimento, secondo quanto si è appreso, avrebbe dovuto imporre l’astensione da parte del pm. Siccome l’astensione non c’è stata, nè il capo dell’ufficio ha provveduto alla sostituzione del magistrato titolare dell’inchiesta, il procuratore generale ha provveduto all’avocazione applicando l’art. 372 lettera A del codice di procedura penale. La norma prevede l’obbligo per il procuratore generale di disporre l’avocazione nel momento in cui ravvisi una situazione di incompatibilità.

Il procuratore generale ha deciso di valutare la situazione dopo che si è appreso che il ministro della Giustizia è stato iscritto nel registro degli indagati. Nell’inchiesta, oltre a Mastella, sono indagati, tra gli altri, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, esponenti politici del centrodestra e del centrosinistra e imprenditori.«Ancora una volta vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona. Se è vero quello che l’Ansa ha scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati quale potere diffuso». Lo ha detto il pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, in una dichiarazione all’Ansa, in merito all’avocazione dell’inchiesta Why Not da lui condotta da parte della Procura generale.
Tra i reati ipotizzati nei confronti del ministro della Giustizia, si è appreso che non figura la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. I reati ipotizzati nei confronti di Mastella, invece, sarebbero finanziamento illecito al partito, truffa e abuso d’ufficio. L’inchiesta riguarda il presunto utilizzo illecito di finanziamenti pubblici da parte di un gruppo di esponenti politici, amministratori ed imprenditori che avrebbero fatto capo ad un comitato d’affari con base operativa e finanziaria nella Repubblica di San Marino.

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