Una folata di vento benigno

11 Ott 2007

VADEMECUM PER LE PRIMARIE // Il SONDAGGIO DI LeGPrimarie: ci siamo. Chi vuole, il 14 ottobre potrà partecipare con la scelta del segretario nazionale e dei segretari regionali alla nascita del Partito democratico. Una occasione di partecipazione politica secondo molti cittadini, un semplice rimescolamento degli assetti attuali di Ds e Margherita per altri.
Certo avrebbe potuto andare meglio di come è andata: liste più aperte e giovani, meno nomenclatura e soprattutto una diversa campagna elettorale. La sfida tra i candidati ha toccato punte di assoluta demenzialità: momenti in cui ci si è francamente domandati come possono pensare di convivere in uno stesso partito persone che si rinfacciano non idee diverse e diversi progetti ma addirittura scarsa lealtà, scarso amore per la democrazia, voglia di barare e così via. I guasti prodotti da certi battibecchi sono stati certamente notevoli, sono sembrati addirittura in armonia con una strategia volta a scoraggiare la partecipazione.
Però la gente continua a fermarsi al gazebo che con alcuni amici abbiamo montato nel cuore di Firenze allo scopo di informare i cittadini che desiderano essere informati. Un servizio alla comunità, il più possibile esauriente e obiettivo. Ma la domanda è sempre la stessa: e dopo smetteranno di litigare?
Il dibattito che non si elevi a questioni di fondo della realtà della vita quotidiana o delle prospettive per il futuro lascia inevitabilmente questa sensazione di vuoto e di galleggiamento, di tempo perso e di superficialità.

Dà l’impressione che la posta in gioco sia un’altra, non il bene comune ma, ancora una volta, il potere. Alla vigilia delle primarie c’è ancora molta delusione nell’aria.
Credo comunque che quasi tutti coloro che andranno a votare per il partito nuovo hanno serbato, attraverso le varie fasi dell’ormai lungo processo, una propria idea personale del perché lo faranno. La spinta al voto è una spinta che affonda le radici in pensieri che vengono da lontano, in un’idea, una speranza molto intime e per questo anche diverse, forse addirittura contrastanti. Alla fine io posso solo dire perché io penso che il Pd sia un treno che non possiamo perdere, che non voglio perdere. Cercherò di dirlo in maniera semplice, anche se qualcuno potrà pensare che sia una posizione politicamente “scorretta”, perché si basa su un sentimento di paura che nessuno fino ad ora è riuscito a togliermi. Ebbene io penso che il Pd sia la sola possibilità che abbiamo di contrastare con forza la forza di una destra che ha fatto molto male a questo Paese e che rifarebbe cose analoghe o ancora peggiori se tornasse a governare. Penso che il Pd sia l’unico strumento, e che se non sarà sciupato potrà anche essere uno straordinario strumento politico.
Spesso nella discussione sulla riforma elettorale, sulla assoluta necessità di tornare a un sistema che restituisca al candidato il rapporto col suo territorio (unica possibilità di riavvicinare la politica alla gente comune) si dimentica che in queste condizioni ci ha messo la destra che governava: ha creato un meccanismo per rendere ingestibile il Senato e separare gli eletti dagli elettori.

Questa destra ha cinicamente sacrificato il sistema istituzionale al proprio interesse e il fatto che l’attuale maggioranza politica non lo rammenti con sufficiente determinazione non vuol dire che anche il resto della società debba o possa dimenticare. Questa destra non è una destra democratica, la sua cultura, le sue radici non lo sono.
Mi fa orrore l’attacco che quotidianamente rivolge ai senatori a vita, mi disgusta il modo con cui viene trattata Rita Levi Montalcini.
Per quanto mi riguarda voglio adoprare tutti gli strumenti politici che mi sono offerti per impedire che torni a governare.
Vorrei infine che con questo voto, con la partecipazione di domenica alla costruzione del Pd il nostro Paese facesse un passo verso un mondo più largo, quello che è subito fuori dai nostri confini e che così spesso, appena li varchiamo, ci fa sentire che siamo rimasti indietro rispetto agli altri. Che ci siamo attardati su questioni marginali, mentre la ricerca varcava spazi mai immaginati, spalancando la porta della speranza, mentre il futuro incalza e le giovani menti sono spronate, incoraggiate ovunque e noi ci dibattiamo prigionieri del debito pubblico.
Insomma vorrei, domenica, una folata di vento benigno. Una primavera della ragione.
Questo è il motivo tutto mio, tutto personale per cui voglio partecipare alla nascita del Partito democratico.

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