L’antipolitica e il castello di Prodi

In un intervento sul sito di LeG avevo chiesto, la settimana scorsa, che il governo desse un segnale concreto e rapido di novità e semplificazione. Mi sembrava che l’ipotesi di un forte ridimensionamento della squadra di ministri e sottosegretari che compongono il governo più affollato della storia italiana potesse essere una ipotesi da percorrere. Non era un’idea originalissima, la stavano sponsorizzando anche altri, da Gad Lerner a Anna Finocchiaro a Eugenio Scalfari, come si legge nell’editoriale pubblicato il 16 settembre da Repubblica.
Ma a Palazzo Chigi qualcuno deve aver pensato che si trattasse soltanto di far posto a Piero Fassino che con la nascita del Pd perderà il ruolo di segretario dei Ds.Qualcuno pensa sempre male. Ce ne rammarichiamo. La nostra proposta era esclusivamente volta a far arrivare un messaggio a tanta gente che non è con Grillo, ma capisce che qualcosa, anche a sinistra, deve cambiare. Oggi e non domani.
I timori del premier sono reali: “se si tocca un mattone vien giù tutto il castello”. Sappiamo che è difficile, crediamo che Prodi ce la possa fare, ma pensiamo che verrebbe davvero giù tutto se dovesse prendere sempre più spazio l’antipolitica di Grillo.

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